Tempi epici quelli di Bartali e Coppi, ciclismo di un'altra epoca,
una sfida infinita fra le strade d'Europa. Al tempo la rivalità tra i due campioni era vista come una metafora per la suddivisione politica e sociale del paese, diviso tra movimenti di ispirazione laica, impersonati da Coppi, e d'influenza cattolica, che Bartali rappresentava con la sua devozione e i suoi riti della tradizione popolare. Quegli anni fra il 1940 e il 1950 furono il momento di maggior popolarità del ciclismo italiano, anche se a onor del vero già nei decenni passati l'Italia annoverava nei suoi ranghi ciclisti di tutto rispetto: Girardengo, Binda, Guerra. Era il tempo dell'Italia in bicicletta e qualcuno in Garfagnana seppe andare oltre, oltre all'evento sportivo, oltre alla rivalità, anzi in tal senso fu fatta un operazione che aveva pochi esempi in Italia, dove la bicicletta rappresentava non divisione (seppur sportiva) ma unione, solidarietà e soccorso.
Tutto nacque dalla fulgida mente di un gallicanese, il geometra
Luigi Paoli Puccetti, presidente della Misericordia di Gallicano, che in data 8 ottobre 1929 istituì alle dirette dipendenze della Misericordia locale una squadra ciclistica... Una squadra ciclistica direte voi!? Una squadra ciclistica sportiva nata dalle mirabili gesta del famoso Binda? No! Questa squadra non aveva intenti sportivi ma bensì umanitari. Negli anni '20 la bicicletta rappresentava un mezzo veloce nelle impervie stradine dei paesi garfagnini, ancor peggio le dissestate strade non permettevano l'accesso ad eventuali mezzi di soccorso più grandi, ed ecco che il Cavalier Paoli Puccetti pensò di creare una squadra ciclistica ad hoc, nata allo scopo di accorrere prima di tutti nei luoghi del disastro o di infortunio per segnalare e nel caso effettuare i primi soccorsi d'urgenza. La squadra naturalmente aveva bisogno di avere alle sue dipendenze aitanti giovanotti, forti, dalla pedalata veloce, infatti il regolamento prevedeva che la formazione fosse composta da 12 uomini di età compresa dai sedici ai trent'anni. Fra le altre cose si ebbe l'idea che la squadra fosse ben riconoscibile a tutti e quindi bisognava dotarla di una divisa, che era composta da una maglia bianca con l'iscrizione in color nero "Misericordia di Gallicano", calzettoni neri e berretto alla Raffaella (n.d.r: il berretto prendeva il nome dal pittore Raffaello Sanzio: era un largo basco
come quello indossato dal pittore nei suoi ritratti), non mancava nemmeno il vessillo, che non era altro che un gagliardetto viola con lo stemma e con anche qui scritto "Squadra ciclistica Misericordia di Gallicano". Ovviamente c'era anche una scala gerarchica ben definita, composta da un capo squadra, un vice capo squadra, un porta gagliardetto, che veniva scelto fra coloro che l'anno precedente avevano accumulato un punteggio maggiore (n.d.r.: esisteva una tabella in cui venivano assegnati dei punteggi in base ai soccorsi fatti e alle presenze),inoltre c'erano due porta cassette, adibiti proprio al trasporto delle cassette di pronto soccorso. Il servizio era presente 24 ore su 24, tutti pronti a salire in sella in un raggio d'azione di mille metri dalla piazza centrale di Gallicano (Piazza Vittorio Emanuele II). Furono molti gli episodi d'intervento che videro questi stoici ragazzotti sempre in prima linea, molti sono i documenti d'intervento che attestano le loro operazioni, salvarono molte vite con il loro pronto soccorso, sopratutto nei luoghi di lavoro, nelle selve, nei campi, dove non arrivava la bicicletta i ciclisti della Misericordia erano pronti a prendersela in spalla e raggiungere l'infortunato. Nei casi più gravi come terremoti e incendi la totale formazione ciclistica con le loro biciclette era tutta mobilitata e tutti indistintamente dovevano compiere il loro dovere. Proprio per questa loro abnegazione, dalla gente di Gallicano erano considerati dei veri e propri angeli, degli eroi su due ruote, la loro presenza
era il fiore all'occhiello delle Misericordia e i ciclisti passavano in parata con le loro biciclette in tutti i raduni regionali delle Misericordie. Le biciclette non erano proprietà della Misericordia ma erano personali, dei ciclisti stessi, che le dovevano mantenere sempre efficienti e ben oliate pronte all'uso, la divisa come già ho detto era di proprietà dell'Associazione e proprio la divisa e lo sviluppo industriale che avanzava sancì la fine della gloriosa squadra ciclistica. Dopo 12 anni di servizio impeccabile il 23 novembre 1941 il plotone fu disciolto. Il consiglio direttivo approvò (dopo una relazione del suo presidente) di adoperare la lana delle maglie per fare indumenti da inviare sul fronte russo ai soldati italiani, ma non solo, il progresso avanzava e le prime auto ambulanze vere e proprie soppiantarono per sempre i valorosi uomini su due ruote.
Post scriptum: Per chi fosse interessato ad approfondire ancor di più la storia della squadra ciclistica della Misericordia gallicanese, consiglio a tutti di visitare la bellissima mostra allestita nella locale sede dell'attuale Misericordia di Gallicano (situata in Via Serchio). Mostra di foto e cimeli, nata per i 150 anni dell'associazione, organizzata dall'Associazione culturale L'Aringo (di cui faccio orgogliosamente parte).
La squadra ciclistica della Misericrdia gallicanese davanti alla sede al gran completo |
Tutto nacque dalla fulgida mente di un gallicanese, il geometra
Cavalier Luigi Paoli Puccetti detto "il signorino" creatore della squadra ciclistica |
Raffaello Sanzio con il classico basco oggi detto "alla raffaella" |
La squadra ciclistica della Misericordia in mezzo alla gente in Piazza Vittorio Emanuele a Gallicano |
La locandina della bellissima mostra |
Post scriptum: Per chi fosse interessato ad approfondire ancor di più la storia della squadra ciclistica della Misericordia gallicanese, consiglio a tutti di visitare la bellissima mostra allestita nella locale sede dell'attuale Misericordia di Gallicano (situata in Via Serchio). Mostra di foto e cimeli, nata per i 150 anni dell'associazione, organizzata dall'Associazione culturale L'Aringo (di cui faccio orgogliosamente parte).