La mamma si ricordava sempre di quella comica scena.Eravamo
nei primissimi anni '40 del 1900 a Gallicano,quando lei bambina andò dal suo babbo e candidamente gli chiese:-Ascolta babbo, perchè per comprare il pane bisogna sempre andare dalla signora Annona che abita in fondo a Via Cavour?-,la risata di suo padre fu fragorosa, ma volle però fare subito chiarezza per evitare qualche imbarazzante qui pro quo: -L'annona non è una donna ma è l'ufficio comunale che ci da delle carte per comprare il pane, il latte o la carne- a questa risposta la mamma sorridente se andò soddisfatta per aver chiarito il suo dubbio. C'era poco da ridere in quei tempi però. Negli anni duri della seconda guerra mondiale l'alimentazione dei garfagnini (e non solo) veniva regolata dalle tessere annonarie, tale bizzarro nome faceva riferimento alla Dea Italica Annona, che nella mitologia latina aveva il compito di proteggere i magazzini e le riserve alimentari, nome più calzante di questo non poteva essere dato, il nome però con cui dai più fu tristemente conosciuta era "tessera della fame". Tale tessera segnò la vita di grandi e piccoli, il cibo quotidiano veniva distribuito e razionato, erano questi i primi sintomi di una crisi economica che l'Italia accusò con l'entrata in guerra. La scarsità di generi alimentari e l'aumento dei prezzi fece in modo che fosse creata la carta annonaria, da quei rettangolini di carta dipendeva la sopravvivenza di ognuno, metronomi del rimanere in vita erano appunto gli uffici municipali dell'annona che provvedevano a fornire ogni due mesi il rinnovo carta, una per ogni membro della famiglia. Avevano diversi colori, un colore per una determinata fascia d'età: verde per i bambini fino agli otto anni, azzurre dai nove ai diciotto anni, mentre per gli adulti erano grigie. Depositarie di cotanto tesoro di solito erano le madri garfagnine, numi tutelari dell'appetito familiare, guai a smarrire quelle carte, pena il digiuno. Abitualmente il nascondiglio dove conservare queste carte era sotto il materasso, li si sperava di mantenerle ben stese e stirate e pronte all'uso prima di andare in bottega. In quei tempi le code davanti alle botteghe erano un fatto usuale, tutti in attesa del proprio turno.I
bottegai prima di aprire facevano operazione di controllo sulle carte, nelle quali erano riportate con inchiostro indelebile tutte le generalità di ogni membro familiare. Con l'andare della guerra i razionamenti e i regolamenti sulla distribuzione di cibarie si fecero sempre più stringenti. La provincia di Lucca ordinava che nel mese di giugno 1940 lo zucchero fosse distribuito nella quantità mensile di 500 grammi a persona, nei mesi successivi ci furono restrizioni sul burro (anche qui 500 gr mensili cadauno), perfino le quantità di latte furono ridotte (tranne che per bambini e ammalati).Invece i detentori di maiali dovevano dichiarare il numero delle bestie in loro possesso, esclusi due per il fabbisogno familiare, il resto doveva essere consegnato all'ammasso (n.d.r: disposizione di legge che imponeva ai produttori di cedere allo stato ad un prezzo fissato d'autorità generi alimentari e merci varie), anche gli allevatori di bovini subirono le solite limitazioni. Nel 1941 sempre la provincia di Lucca regolò la vendita di carne,la distribuzione fu prevista esclusivamente nei giorni di sabato e domenica, per le frattaglie nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì. Sempre nel solito anno stessa sorte subì il pane che fu ancor più razionato,la razione giornaliera per famiglia fu portata a 200 grammi. Nel 1942 fu fatto divieto di vendere pane raffermo extra tessera, anche quello doveva essere ripartito fra la clientela che regolarmente esibiva la carta. Immaginate voi come era complicato districarsi fra tutte queste variazioni che si susseguivano a ritmi paradossali, talvolta
venivano annunciate tramite manifesti e più raramente sui giornali. In tutta questa gran confusione emersero due cose, una bella ed una brutta:l'arte dell'arrangiarsi e la cosiddetta "borsa nera", il contrabbando. Sull'arte dell'arrangiarsi noi garfagnini siamo stati sempre superiori a tutti, difficilmente nei secoli abbiamo avuto una mano santa che potesse darci una mano a campar meglio e anche questa volta nel male fummo capaci di arrabattarsi in qualche maniera, eravamo avvantaggiati naturalmente dal vivere in mezzo alla natura e ai suoi frutti e l'inventiva ci portò ad esempio a sostituire il (raro) burro con un pezzo di grasso di maiale, mentre la solerzia delle mamme portò ogni genere di frutta a diventare una simil marmellata che divenne così il companatico per quietare i morsi della fame, sopratutto dei bimbetti. Anche le erbe selvatiche, ogni tipo di erbe commestibili vennero lessate per sfamare grandi e piccini, non parliamo poi della castagne che cucinate in mille modi diversi per l'ennesima volta salvarono letteralmente i garfagnini dai morsi della fame. L'arte dell'arrangio si contemplò anche in altri campi del viver quotidiano, sperare in abiti nuovi era a dir poco un'utopia, pantaloni, camicie, giacche venivano riadattate, rivoltate e passate da padre in figlio e da fratello a fratello, chi poteva permettersi delle scarpe, di risuolatura non se ne parlava, per fare ciò si ricorreva ai copertoni usati delle biciclette. La carta annonaria prevedeva anche la distribuzione del sapone che era stabilito in un pezzo al mese e per questo sempre insufficiente e così le donne impararono a lavare i vestiti con il "ranno" (n.d.r: miscuglio di cenere e acqua bollente).Purtroppo c'era chi di queste tessere ne faceva un uso poco accorto, infatti era abbastanza comune che la gente si facesse anticipare tutti i bollini del mese dal bottegaio, ma una volta terminati niente si poteva fare, bisognava solamente aspettare il mese successivo,questo accadeva perchè i prezzi variavano di mese in mese e tanti preferivano prelevare tutto quanto fosse possibile in un unica soluzione. Ma se tenevi in casa ciò che
avevi ricevuto, ovvio che eri tentato di consumarlo e quindi a rimanerne senza e fu così che abbienti contadini garfagnini si approfittarono di questa situazione facendo contrabbando di generi alimentari che erano stati nascosti all'ammasso di cui sopra detto. Questa è una pagina poco risaputa nella nostra valle ma è giusto dire che alcuni delinquenti in questa tragica situazione si fecero ricchi. La "borsa nera" in Garfagnana era già presente tra il 1941 e il 1942 nonostante ci fossero severissime sanzioni per chi praticava queste malefatte (n.d.r: il governo arrivò ad applicare la pena di morte per i casi più gravi). Chi disponeva di vari generi (sopratutto alimentari) senza scrupoli cominciò a venderli a prezzi elevatissimi, chi non aveva abbastanza soldi per pagare scambiava il cibo con anelli e catenine d'oro (n.d.r: questo fino al 1 agosto 1942 quando tutto l'oro doveva essere destinato alla Patria), nei casi più fortunati lo scambio avveniva con un iniquo baratto di merci. Da testimonianze locali questi accaparratori si facevano pagare cinquanta o sessanta lire quello che costava dieci. Una menzione particolare sempre secondo mie interviste invece andava rivolta a quasi tutti i bottegai della zona che si comportarono da veri amici della gente, furono solidali aiutarono tutti, assicurando un pezzo di pane in più, perchè tutti avevano diritto di mangiare,questo senza distinzione di censo e mestiere. Un occhio di riguardo veniva dato a quelle donne che avevano il figlio o il
marito caduto in guerra, vestite a lutto stretto, in testa un cencio nero e per mano un figlioletto scalzo con i calzoni rattoppati e il moccio al naso. La guerra poi grazie a Dio finì, ma fu un difficile e lento ritorno alla normalità, le carte annonarie restarono fino al 1949 a ricordare beffardamente l'immane tragedia che avevano subito i garfagnini e gli italiani in genere.
Quei giorni rimasero indelebili nella memoria di chi li visse e il pensiero di queste persone ancora oggi va al consumismo attuale e allo spreco, e quand'è così quei maledetti anni vengono prepotentemente sempre in mente. Impossibile dimenticare!
nei primissimi anni '40 del 1900 a Gallicano,quando lei bambina andò dal suo babbo e candidamente gli chiese:-Ascolta babbo, perchè per comprare il pane bisogna sempre andare dalla signora Annona che abita in fondo a Via Cavour?-,la risata di suo padre fu fragorosa, ma volle però fare subito chiarezza per evitare qualche imbarazzante qui pro quo: -L'annona non è una donna ma è l'ufficio comunale che ci da delle carte per comprare il pane, il latte o la carne- a questa risposta la mamma sorridente se andò soddisfatta per aver chiarito il suo dubbio. C'era poco da ridere in quei tempi però. Negli anni duri della seconda guerra mondiale l'alimentazione dei garfagnini (e non solo) veniva regolata dalle tessere annonarie, tale bizzarro nome faceva riferimento alla Dea Italica Annona, che nella mitologia latina aveva il compito di proteggere i magazzini e le riserve alimentari, nome più calzante di questo non poteva essere dato, il nome però con cui dai più fu tristemente conosciuta era "tessera della fame". Tale tessera segnò la vita di grandi e piccoli, il cibo quotidiano veniva distribuito e razionato, erano questi i primi sintomi di una crisi economica che l'Italia accusò con l'entrata in guerra. La scarsità di generi alimentari e l'aumento dei prezzi fece in modo che fosse creata la carta annonaria, da quei rettangolini di carta dipendeva la sopravvivenza di ognuno, metronomi del rimanere in vita erano appunto gli uffici municipali dell'annona che provvedevano a fornire ogni due mesi il rinnovo carta, una per ogni membro della famiglia. Avevano diversi colori, un colore per una determinata fascia d'età: verde per i bambini fino agli otto anni, azzurre dai nove ai diciotto anni, mentre per gli adulti erano grigie. Depositarie di cotanto tesoro di solito erano le madri garfagnine, numi tutelari dell'appetito familiare, guai a smarrire quelle carte, pena il digiuno. Abitualmente il nascondiglio dove conservare queste carte era sotto il materasso, li si sperava di mantenerle ben stese e stirate e pronte all'uso prima di andare in bottega. In quei tempi le code davanti alle botteghe erano un fatto usuale, tutti in attesa del proprio turno.I
In fila per il pane |
Manifesto del comune di Modena che regolamenta la vendita di farina di castagne attraverso carta annonaria |
l'arte dell'arrangio...Un orto di guerra, rispettatelo |
"Noi tireremo diritto" Palazzo Comunale Gallicano |
Quei giorni rimasero indelebili nella memoria di chi li visse e il pensiero di queste persone ancora oggi va al consumismo attuale e allo spreco, e quand'è così quei maledetti anni vengono prepotentemente sempre in mente. Impossibile dimenticare!