la stazione di Barga Gallicano oggi |
la stazione di Barga Gallicano ieri |
il treno nella valle |
la stazione di Barga Gallicano oggi |
la stazione di Barga Gallicano ieri |
il treno nella valle |
le cascate di Salto Grande |
la bella città di Salto Grande |
la diga di Salto Grande |
Una vecchia foto della chiesa di San Jacopo in Gallicano illuminata a festa |
San Jacopo ritratto da Rubens esposto nel museo del Prado a Madrid |
Prima della sfilata: un gruppo di piccole api con l'ape regina (Palio 2014 foto di Ismaele Saisi) |
Una vecchia foto di Ponte a Serraglio |
un brigante del 1500 |
Ludovico Ariosto |
La Rocca Ariostesca a Castelnuovo. La "casa" dell'Ariosto ai tempi garfagnini |
funghi porcini |
Una vecchia famiglia contadina di una volta... |
Una vecchia immagine di Fornovolasco e il Monte Forato sullo sfondo |
Fornovolasco oggi |
Il dottore di una volta |
"Il dottore una volta,come ora per noi, era una personadi rispetto.Quando si doveva chiamare il dottore per qualche malato in casa eravamo tutti sottosopra, perchè ci dava soggezione e volevamo accoglierlo il meglio possibile,così si mettevano le lenzuola quelle con la trina nel letto dell'ammalato,come pure i cuscini. Si preparava la bacinella e l'acqua nella brocca dove il dottore si lavava le mani, come pure l'asciugamano con il pizzo. A questo punto cominciava l'attesa ,così quando arrivava andavamo alla porta facendogli strada .Il dottore visitava l'ammalato poi, secondo quello che gli riscontrava ci dava la cura,cioè se era una semplice influenza gli ordinava un bel bicchiere di magnesia San Pellegrino e magari uno sciroppo per la tosse che quello c'era, ma se era una malattia seria come la polmonite allora non essendoci a quei tempi ne penicellina ne antibiotici il dottore ordinava che gli facessero degli impiastri di farina gialla cotta nell'acqua salata e mettendola in un canovaccio (ndr: tela di canapa grossa e ruvida per usi da cucina) quanto più caldo si poteva resistere, si doveva metterlo sul petto del malato nel punto in cui doleva: così con il calore avrebbe fatto espettorare i catarri. Finita la visita arrivava il momento di congedarsi dal dottore a cui veniva offerto immancabilmente del rosolio ( che veniva offerto solo negli eventi speciali) fatto dalla mia mamma e di tutto ringraziamento il mio babbo tirava il collo ad uno dei polli più belli per darlo per parcella al dottore . Ricordo inoltre altri rimedi che il medico consigliava in assenza di medicine.Per l'infiammazione agli occhi: si cuoceva la ruta con l'acqua, poi si facevano i fumenti, così pure se uno si pungeva con uno sprocco (ndr. spina) o si feriva lievemente,
Un vecchio rimedio di una volta si faceva bollire dell'acqua con dentro una manciata di sale e prima che l'acqua si freddasse ci si immergeva dentro la ferita per disinfettarla. Il finocchio selvatico si bolliva e si beveva, perchè faceva bene alle vie urinarie come pure il gambo rosso. Purtroppo c'era da curarsi come si poteva, finchè serviva, altrimenti...Amen..."
Il gambo rosso,le medicine naturali
Uno dei meravigliosi paesi della Garfagnana. Orzaglia |
"Cara mamma,carissimo papà, vi scrivo per le feste del Natale.Quaggiù non andrebbe tanto male, ciò il lavoro e comincio a guadagnà. En bravi j' assistenti e j ingegneri, che trattin come fussimo fioli e anco fora nun ci sentiam soli e nun pare d'esse in mezzo a j stragneri.La gente en bone e sirei sudisfatto se la notte un sognassi certe cose, che nun so se sian sprocchi o siino rose ma che se durin dovento matto. Io vedo il paese, il Pisanin, il mi' fiume, voialtri,la mi Tina cume mi salutò quella matina quand'e partitti per il mi destin. Sogno Argegna, Curfin, la Capriola,le mivacche che mangin in del prato, il ciocco che si sconsuma nel metato e tutto è bello come in d'una fola. E 'gni mattina ciò la smania addosso, perche 'sta mostra d'una Garfagnana è cusì bella anco s'ede luntana, che mi sforzo a scurdalla, ma nun posso.Crediate nun so proprio che fa! Vorei durmi tant'ore per sognammi, ma nun vorrei durmi per non svejammi e capì ch'era un sogno e tribbolà. E allora ormai ho deciso vengo via! Appena ciò i quattrini me n'antorno, ch'ede mejo mangia una volta al giorno, ma mangià al tavulin di casa mia. Vo' papà son siguro che mi capirete, che contavite sempre che alla guerra, più che altro pensavite alla tera, a me e alla mamma. Mi perdonerete se un ce la faccio a restà più qui solo e piange come se fossi torno cicco. Tanti auguri, vi abbraccio stricco, stricco
vecchie lettere
Voscio affezionatissimo fiolo"
Il giorno della strage, bambini morti a Sant'Anna |
Donne sopravvissute che assistono i morti |
i funerali |
Col di Faviila,la chiesa di Sant'Anna |
Case abbandonate a Col di Favilla |
il campanile di Col di Favilla |
"...Scendi e risali, risali e scendi, finalmente scorgemmo, quasi sepolto tra giganteschi castagni, un campanile, poi comparvero dei tetti a lastre di pietra grigia, e delle case.Il villaggio sorgeva in un punto di straordinaria bellezza, sulla cresta pianeggiante d’unmonte, a quasi mille metri di quota, proprio dinanzi ai dirupi spettacolari e selvaggi del Pizzo delle Saette. Col di Favilla,era davvero alla fine del mondo...La vita materiale e morale a Col di Favilla ruotava ancora in pieno attorno al dio castagna. Le piante che producevano i frutti preziosi erano secolari, gigantesche, con certi tronchi da abbracciarsi in tre o quattro persone, curatissime, rispettate, amate..."
la meridiana di Col di Favilla
Lo schematico progetto della Gallicano Mare |
Vecchia cartolina,le Alpi Apuane |
La 92a divisione america Buffalo in azione in Garfagnana |
Gallicano bombardata (foto tratta dal libro Gallicano in Garfagnana di Daniele Saisi) |
Un matrimonio di una volta |
La Croce di Stazzana |
La Rocca Ariostesca nel 1935 sulla facciata campeggia un classico motto fascista |
"Operazione Valchiria" da qui Hitler uscì miracolosamente illeso |
La brigata nera "Mussolini" |
La selvaggia Garfagnana |
"Costoro abitano una terra sassosa e del tutto sterile e trascorrono un’esistenza faticosa ed infelice per gli sforzi e le vessazioni sostenute nel lavoro. E dal momento che la terra è coperta di alberi, alcuni di costoro per l’intera giornata abbattono gli alberi, forniti di scuri affilate e pesanti, altri, avendo avuto l’incarico di lavorare la terra, non fanno altro cheestrarre pietre… A causa del continuo lavoro fisico e della scarsezza di cibo, si mantengono nel corpo forti e vigorosi. In queste fatiche hanno le donne come aiuto, abituate a lavorare nel medesimo modo degli uomini. Vivendo di conseguenza sulle montagne coperte di neve ed essendo soliti affrontare dislivelli incredibili sono forti e muscolosi nei corpi… Trascorrono la notte nei campi, raramente in qualche semplice podere o capanna, più spesso in cavità della roccia o in caverne naturali… Generalmente le donne di questi luoghi sono forti come gli uomini e questi come le belve… Essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle condizioni della vita non scevre di pericolo” Diodoro Siculo IV, 20,1,2.
Guerriero Apuano III A.c
Per concludere, come si può vedere ci accomunano ancora dopo duemila anni parecchie cose con i nostri antenati...Si vede che buon sangue non mente...
Il traghetto a Ponte all'Ania |
"Il traghettatore aveva con se un vecchio cane e nella sua baracca in riva al Serchio aveva un piccolo orto con malandate verdure.L'estate la baracca si riempiva d'insetti per colpa del fiume, ma il traghettatore non si poteva allontanare, era agosto arrivavano i forestieri...Andava e veniva da sponda a sponda,le sue braccia mi parean dure come il legno dei suoi remi...Nell'attesa dei clienti il traghettatore pescava e fumava e poi fumava e pescava."
Com'è oggi la località "La Barca"
Il Monte Rovaio al centro della foto |
Partigiani in azione |
Artiglieria tedesca nell'agosto'44 in Garfagnana |
La chiesina del Piglionico che commemora i caduti del Monte Rovaio |
Villa Collemandina 1920 |
Castiglione Garfagnana prima e dopo |
“Qualche giorno prima del 7 settembre 1920, c’erano state delle piccole scosse di terremoto e anche il 6 ve ne era stata un’altra un poco più forte che aveva fatto cadere i camini sui tetti. Mio nonno dopo quest’ultima scossa, disse a mia nonna: “Bimba, prepara le coperte per stanotte perché in casa non ci dormiamo. Quest’aria non mi convince e dormiremo fra i filari delle viti “. La nonna tentò di convincere il marito: dormire fuori, con i bimbi piccoli….e se qualcuno li avesse visti? Che vergogna! Li avrebbero presi per matti. Ma il nonno non si fece convincere e si prepararono per la nottata “al chiar di luna”. Stesero le coperte tra i filari e la notte trascorse tranquilla. Alle prime luci dell’alba, svelti svelti smontarono la loro “tendopoli” temendo di essere visti dai paesani che si recavano nei campi. Nonno e nonna e tutti e tre i figli si avviarono con le bestie nei campi e alla selva ma all’improvviso le mucchecominciarono a muggire e scalciare, i castagni a muoversi il nonno gridava: “Buttatevi in terra!Buttatevi in terra !”. Il terreno si apriva e si richiudeva sotto i loro piedi e li faceva cadere a terra. Fu terribile e spaventoso. Finita la scossa, che sembrava interminabile, guardarono verso Villa Collemandina ma videro solo un gran polverone. Il paese non esisteva più. Nessuno della famiglia rimase ferito perché erano tutti fuori ma la casa era distrutta. Trovarono riparo, con tutti i superstiti del paese, in un capannotto che serviva da rimessa per le foglie delle bestie. Piovve per molti giorni, incessantemente.Venne anche allestito un ospedale da campo e arrivò persino la regina Margherita ma il dono più atteso arrivò dalla Francia. La zia Giorgina era “a balia” in Francia in casa di signori e, saputa la notizia tramite il giornale (cosa straordinaria visto che stiamo parlando del 1920), inviò a Pianacci un pacco. C’erano indumenti per il ripararsi dal freddo e una bella maglia bianca di lana con le trecce fatta ai ferri per mia mamma. Una vera novità perché all’epoca nessuno aveva mai visto un maglione, tanto meno sapeva lavorare con i ferri da maglia. Esistevano solo vestiti e corpetti di stoffa"
Baracche terremotati a Fosciandora
I primi soccorsi in partenza dalla stazione di Castelnuovo |
Vecchia scolaresca verso la metà degli anni 40 la terza da destra è la mia mamma |
"Si, i bambini da sei a dodici anni, andavano alle scuole elementari, mentre alcuni dei più piccini erano accolti dalle suore.L'edificio delle elementari era bello ampio moderno, con tante aule ed un imponente Aula Magna dove ci si raccoglieva per le grandi occasioni.Ogni aula aveva tre file di banchi biposto,occupati tutti da ragazzetti mal vestiti, ma tutti con il loro grembiuletto.Nero o bianco le femmine, a discrezione delle maestre,mentre i maschietti unicamente di color nero.Tutti gli scolari portavano sul grembiule delle striscioline bianche o azzurre, indicanti a seconda del numero la classe di appartenenza.Nei primi banchi sedevano gli scolari più bravi e puliti, e via via sempre tutti gli altri in ordine decrescente di...merito, fino all'ultimo banco dove sedevano gli "zucconi".La maestra sedeva su una cattedra, posta sulla pedana con due o tre scalini e da lassù dominava la situazione e teneva tutti sotto controllo con l'immancabile bacchetta tanto lunga da arrivare fino al Polo Nord della grande carta geografica appesa alla parete.L'orario scolastico era diviso fra le tre ore del mattino e le due delpomeriggio,con tempo ridotto alle sole ore della mattinata del sabato.Ogni classe era composta da 36- 40 alunni divisi per sesso.Il programma era ben nutrito e seguiva fasi progressive.In prima si scriveva con il lapis pagine intere di aste, quadratini e cerchietti, lettere corsive ripetute fino ad acquisire una perfetta destrezza con le tre righe.La lettura era sillabica e ripetitiva. Il passaggio dal lapis alla penna era sempre traumatico perchè ci si macchiava le mani con l'inchiostro,si spuntavano i pennini,si sbavava la scrittura se non si adoperava bene la carta assorbente.C'era poi il problema delle macchie sui quaderni e il calamaio aveva sempre un equilibrio precario sul banchino.I quaderni erano divisi in "bella" e "brutta", mentre i secondi si riportavano a casa i primi erano ben custoditi nell'armadietto della maestra.Il quaderno con la foderina blu di carta oleata era quello del dettato, mentre quello dei temi era di carta rossa e tutti portavano la scritta "Galanti Aladino,Merceria Cartoleria Gallicano".Tutti i giorni si faceva il dettato, il tema e il problema mentre nel pomeriggio il disegno,la lettura e si ricopiava in bella scrittura dieci dodici volte una frase. Il corredo scolastico era composta in una cartella di fibra o in un sacchetto di tela con dentro i quaderni, i libri, l'astuccio con i pennini, il lapis ed il nettapenne (n.d.r: pezzetto di panno sovrapposto e cucito insieme dove si asciugava il pennino bagnato d'inchiostro) confezionato dalla mamma.In inverno ci portavamo a scuola anche un
Testi di scuola di epoca fascista pezzetto di legno per attizzare la stufa, mentre la maestra teneva sotto la cattedra lo scaldino tiepido.Quando era troppo freddo ci faceva alzare in piedi e ritmare un tempo con le mani e con i piedi per riattivare la circolazione. A volte andavamo in Aula Magna ad ascoltare la "Radio per le scuole" che trasmetteva fiabe, quiz di storia o geografia e letture di romanzi come i "Promessi Sposi" o "Cuore". I momenti più importanti erano sicuramente l'esame di terza elementare dove si sgobbava veramente alle prese con l'italiano, la matematica, la storia e così via.Non parliamo poi dell'esame di ammissione alle scuole superiori da sostenersi a Castelnuovo, Barga o a Lucca dove veniva fatta una severa scelta destinata a pochi fortunati.Per tutti gli altri la fatica scolastica terminava con l'esame di quinta elementare vero e proprio esame di maturità perchè poi si apriva il mondo del lavoro.Per le ragazzine il grembiule della scuola era spesso sostituito dalla grembiule di lavoro della Cantoni (n.d.r: Cucirini Cantoni Coats:fabbrica di filati)dove a quattordici anni entravano come operaie a turni di otto ore a cottimi sfibranti.Questo era il mondo della scuola, nel quale tutti
I quaderni dell'epoca... si aspirava a fregiarsi della fascia di capoclasse almeno una volta, dove si mettevano sulla carta geografica dell'Abissinia le bandierine che segnavano l'avanzata della conquista durante la guerra in A.O.I (n.d.r: acronimo di Africa orientale italiana,denominazione ufficiale dell'impero coloniale italiano,proclamato da Benito Mussolini)" Il brano di Maria è tratto dal libro "Stasera venite a vejo Tere"
la carta geografica dell' Abissinia