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Un garfagnino alla"corte" di Sandro Pertini. Sette anni vissuti gomito a gomito con il Presidente più amato dagli italiani

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Proprio quest'anno ricorrono i venticinque anni della morte di un grande uomo, un uomo che si spense alla veneranda età di 93 anni il 24 febbraio 1990. Questa persona era Sandro Pertini, il Presidente di tutti gli italiani, una figura dallo spessore morale altissimo, un vero garante dello stato, un personaggio veramente vicino ai bisogni della gente comune e per questo mai dimenticato, anche per la naturale simpatia che ispirava. Sembra ancora di vederlo sulla tribune del Santiago Bernabeu esultare per la vittoria dell'Italia ai campionati del mondo spagnoli del 1982 o camminare fra la gente comune come un cittadino qualunque. Mi piace e mi sembra doveroso
In primo piano Luciano Zanelli
con Pertini (foto tratta da "Il Tirreno)
ricordarlo attraverso le parole e le sensazioni di un garfagnino che lo conosceva bene e che lo ha accompagnò per tutto il settennato che lo vide Presidente della Repubblica. Questo garfagnino è Luciano Zanelli maresciallo dei carabinieri in pensione, egli faceva parte della scorta personale di Pertini. Luciano è nato a Castelletto, una borgata fatta di poche anime nel comune di Giuncugnano, oggi ha 77 anni,quando lasciò il paesello garfagnino ne aveva appena 17,decise di trasferirsi a Roma dove intraprese la carriera militare.Una carriera la sua che assunse una particolare strada, infatti fu contrassegnata dall'essere al fianco dei presidenti, prima di Pertini ebbe l'onore per due anni di fare la scorta anche al presidente Giovanni Leone. 

Castelletto (Giuncugnano)
Però Sandro Pertini era un'altra cosa e così i ricordi, le curiosità e gli aneddoti  vengono a galla in quei sette anni vissuti gomito a gomito con il Presidente.
Tanti sono i ricordi del periodo vissuto a tu per tu con la più alta carica dello Stato, che Zanelli definisce «un uomo buono, affabile che sapeva mettere a proprio agio tutti».
«Con noi della scorta – aggiunge - aveva un rapporto quasi familiare. Era camaleontico, perché sapeva stare con tutti e dovunque e sganciato da quello che era il cerimoniale».


Le vacanze in Val Gardena:
 «Ogni anno Pertini era solito passare le vacanze in Val Gardena. E con lui noi della scorta – spiega Zanelli -. Una volta quando arrivammo il presidente mi disse che voleva entrare in un negozio e mi pregò di chiamare gli altri agenti. Voleva comprare a tutti un maglione uguale al suo e che indossassimo insieme. La cosa ci imbarazzava perché nella maniera più assoluta non volevamo approfittare della sua generosità, così noi della scorta facemmo presente al titolare che ci saremmo pagati il proprio capo d'abbigliamento. Ed ancora conservo quel maglione. Sul fatto dei soldi non sentiva ragioni, voleva pagare sempre lui. Ovviamente quando si consumava un pasto nei ristoranti andavo io o un collega a pagare il conto. Appena tornavo al tavolo la frase era sempre la stessa “Giovanotto quanto ha speso?”. Prima di iniziare il pranzo o la cena domandava se i ragazzi (così chiamava il personale della scorta, ndr) avevano mangiato. Più che un presidente era stare insieme ad un amico».

La partita a carte:
«Dal centro carabinieri dove il presidente alloggiava in Val Gardena – ricorda ancora il maresciallo Zanelli - la mattina ci spostavamo con le campagnole per raggiungere qualche rifugio, ma gli ultimi tre chilometri Pertini li voleva fare a piedi. E se prima di pranzare c'era da aspettare un po' immancabile era la partita a carte con gli uomini della scorta. Io però una partita con lui non l'ho mai fatta dato che non ho mai tenuto in mano un mazzo di carte»

L'amore per i bambini:
 «Durante i vari spostamenti ci fermavano in autostrada al solito rifornitore di benzina. Pertini ne approfittava per prendere un caffè. E se c'erano dei bambini comprava loro delle cioccolate. Li adorava e adorava l'affetto della gente che incontrava sempre volentieri».


Vado in ufficio:
Così era solito dire Sandro Pertini quando la mattina presto si recava al Quirinale. La sera verso le 17.30-18 veniva riaccompagnato a casa, vicino alla fontana di Trevi.

Zanelli racconta un altro particolare legato al capo dello Stato:
«La sera Pertini sarebbe voluto uscire in incognito, non voleva creare disturbo agli uomini della scorta. Quando me lo diceva lo faceva quasi sottovoce. Ma la cosa non era possibile. Il sabato, invece, spesso andavamo al Caffè Greco».

La pipa spenta:
Svela un particolare Luciano Zanelli su un oggetto tanto caro a Pertini: la pipa. «Era quasi sempre spenta, il presidente non era un fumatore accanito. L'accendeva dopo pranzo giusto per fare un paio di tiri. Era un po' il suo giocattolo. Aveva una ricca collezione di pipe e una volta nella Marche una famosa ditta gliene realizzò una davanti a lui in soli 35 minuti».
 (Intervista del 2012 di Azelio Biagioni per il quotidiano "Il Tirreno")

Sono passati così trent'anni da quel 29 giugno 1985 ultimo giorno da
Zanelli oggi
(foto tratta da facebook)
Presidente della Repubblica di Sandro Pertini, ma già all'inizio del semestre bianco (n.d.r: l'espressione è usata per indicare il periodo di tempo, che si identifica con gli ultimi sei mesi del mandato, durante il quale il presidente della Repubblica non può sciogliere le camere) Luciano lasciò l'incarico e andò al comando generale dell'Arma, dove rimase per qualche anno per poi andare in pensione. Oggi Luciano vive ancora a Roma con la famiglia, attorniato piacevolmente da quattro nipoti, nella capitale è diventato un affermato pittore, ha esposto le sue opere nelle migliori gallerie capitoline e italiane
Uno dei dipinti di Zanelli
(foto tratta da Facebook)
riscuotendo successo di pubblico e critica e non solo, coltiva anche la passione per la scrittura,ma  non si è dimenticato però delle sue origini e quando può ritorna nella nostra valle a

Fornaci di Barga dove vivono i suoi fratelli.

Insomma ecco un altro garfagnino di cui andare fieri.

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