"La Garfagnana è assolutamente isolata, si trova a sei ore da Lucca,
senza ferrovia, senza tramvia, senza strade comunali. Essendo senza mezzi di comunicazione e non avendo sbocchi artificiali, è povera. La legna dei suoi boschi di castagni e di faggi rimane in gran parte invenduta o è venduta a prezzo vile per l'enorme costo del trasporto". Queste furono le parole scritte dal sottoprefetto di Castelnuovo in una relazione inviata allo Stato centrale. Era il 1894 e ancora oggi il problema viario affligge in maniera seria la nostra valle e se dopo tantissimi anni questo è ancora uno dei maggiori crucci la dice davvero lunga su quello che è accaduto (o meglio non è accaduto) in un secolo e oltre di tempo. Guardiamo allora di entrare dentro il problema e di capirne l'evoluzione attraverso un illuminante percorso storico. Partiamo allora nel descrivere la situazione generale delle nostre strade subito dopo la seconda guerra mondiale e già al tempo possiamo vedere che esisteva un'unica strada agevole che collegava la valle con Lucca. Per diversi anni non esisterà una strada per la Versilia e verso Massa; l'Appennino sarà valicabile solo dal Passodelle Radici; per la Lunigiana esisterà sino alla fine degli anni '50 la sola strada per il Passo dei Carpinelli. La situazione delle strade interne se si vuole era di gran lunga peggiore. Per molti anni a seguire dopo la fine del conflitto diversi capoluoghi di comune erano ancora raggiungibili attraverso mulattiere che d'inverno potevano anche essere impercorribili e le strade asfaltate erano un lontano miraggio. Tanto per fare qualche esempio pratico nel 1956 a Cogna (Piazza al Serchio) gli ammalati o i feriti venivano trasportati a valle legati su una vecchia scala a pioli e tutto quello che occorreva per il trasporto di cose e persone veniva caricato a dorso di mulo. Per avere una sistemazione dignitosa di tutte queste strade e stradine si dovrà aspettare gli anni sessanta del 1900, quando con una disposizione amministrativa molte strade passarono sotto il controllo della provincia. Lo stato di queste strade prima di questi lavori ci diceva che su 170 km di strade interne solo 55 erano asfaltate, per di più la larghezza di queste vie era completamente insufficiente, occorreva poi modificare lependenze, rettificare le curve, tutto per una spesa complessiva di due miliardi e mezzo di lire. Ma la storia delle nostre strade parte da molto più lontano ed è simbolicamente rappresentata da un cippo stradale che pochi conoscono e che è situato a Lucca e da tutti è conosciuto come "l'indicatore del Giannotti". Da questo indicatore stradale parte "il chilometro zero" delle strade della Garfagnana (e non solo)e fu realizzato nella seconda metà del 1800. La costruzione (fatta in pietra serena) pare un obelisco, è alto quasi cinque metri ed ha la parte inferiore a base triangolare che si sviluppa verso l'alto in forma conica, sulla sua sommità sono poste delle piastre marmoree che indicano la direzione di vari luoghi e proprio sul lato destro è indicata "la Via per Bagni di Lucca e Castelnuovo". Questi segnali stradali dovevano essere d'aiuto per tutti quei viandanti, vetturini e barrocciai che sidovevano indirizzare verso l'impervia Garfagnana. In verità il vero intento di questi imponenti segnalatori era un altro e infatti rappresentavano una sorta di monumento autocelebrativo dei Granduchi di Toscana per il fatto di essere riusciti a dare alla Toscana intera un nuovo assetto stradale. Per la Valle del Serchio e la Garfagnana fu invece il punto iniziale di un nuova direttrice viaria, che nel 1928 prese il nome di via del Brennero, una strada statale (SS 12 dell'Abetone)nata per collegare Pisa con il confine austriaco. Nella seconda metà dell'ottocento nacque però come collegamento veloce ai primi insediamenti industriali della piana lucchese che sorsero al Piaggione e a Ponte a Moriano. Questa strada, una volta presa ladirezione del Passo dell'Abetone continuava in quella che era la strada Nazionale n° 39 (oggi SRT 445), la dicitura nazionale era attribuita a tutte quelle vie che valicavano l'Appennino, tanto è vero che una volta attraversati i paesi di Calavorno, Ghivizzano, Piano di Coreglia, Ponte all'Ania, Fornaci, Mologno, Ponte di Campia, Castelnuovo, Camporgiano e Piazza al Serchio la strada oltrepassava l'Appennino e continuava verso Mantova in quella che al tempo era conosciuta come la "Livorno- Mantova". Non furono però solo i granduchi di Toscana a dare sbocchi esterni alla Garfagnana, prima di loro ci pensarono gli "illuminati" regnanti di Lucca nella persona di Maria Luisa Borbone che una volta insediatasi sul trono lucchese volle cancellare ogni traccia di Elisa Bonaparte, dando vita così ad un illuminato governo, promuovendo cultura, scienze e soprattutto lavori pubblici. La duchessa Maria Luisa si compiaceva di prendere parte personalmente alla vita del governo e si era tutta infervorita proprio sulle questioni che riguardavano i lavori pubblici e così con un decreto del 25 dicembre 1819 volle dare il via a tutta una serie di lavori istituendo "Il commissariato delle acque e delle strade". Furono reclutati tutti i migliori ingegneri, ognuno con un suo determinato compito e fra questi ingegneri c'era anche il celeberrimo Lorenzo Nottolini.
la Via Lodovica Bolognana |
Strada d'Arni in costruzione |
Quello che doveva essere la Gallicano-Mare |
Bibliografia
- La foto di copertina è tratta dall'archivio Fioravanti ed è stata scattata al Casone di Profecchia nei primi anni del 1900
- " La Terra Promessa. La Garfagnana nella seconda metà del XX secolo" di Oscar Guidi, edito Unione dei Comuni della Garfagnana, anno 2017
- "Il Sogno realizzato" di Umberto Sereni, Banca dell'identità e della memoria, anno 2011
- "Da Lucca a Barga. Storia di viabilità" di Pietro Moscardini da "Il Giornale di Barga", febbraio 2016