fu un salto epocale. Per noi oggi è un gesto banale aprire quel rubinetto ed è altrettanto naturale che l'acqua arrivi ogni giorno a casa nostra pulita e potabile. Una volta in Garfagnana quando si era costretti a bere nei fiumi o nei torrenti, per scongiurare proprio il pericolo che quest'acqua non fosse buona da bere non ci si affidava alle sofisticate analisi di laboratorio, ma bensì si dava fiducia ad uno scongiuro in particolare, da ripetere per ben tre volte: "Acqua corrente ci beve il serpente, ci beve Iddio, ci bevo anch'io". Erano infatti quei fiumi e quei torrenti che fornivano acqua alle case quando ancora gli acquedotti non esistevano. I fiumi diventarono così un centro di vita sociale, al fiume ci si lavava, ci si giocava e le donne ci lavavano i panni. La situazione nei paesi migliorò con l'avvento delle fontanepubbliche e l'arrivo dei pozzi dove lavare i vestiti. Fattostà che anche quest'acqua proveniva dai medesimi torrenti. Arrivò poi la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 60 (del 1900) e in buona parte delle case garfagnine giunse l'acqua corrente, ma il rapporto fra questa terra e i suoi fiumi(torrenti o canali che fossero)rimase per sempre speciale, un legame unico, fraterno, una sorta di ringraziamento quasi devozionale per quei lontani tempi. Per di più la ricchezza d'acqua che ha la nostra zona è fra le più alte in Italia, basta pensare che nella provincia di Lucca i corsi d'acqua contanti dal S.I.R.A (sistema informativo regionale ambientale)sono 1636. Insomma, una simbiosi unica, difficilmente riscontrabile da altre parti, tant'è che questa particolarità si può ravvisare nel nome che nei secoli e nei millenni è stato attribuito a questi corsi d'acqua. I nomi di questi fiumi è legato alle più svariate motivazioni e la maggior parte di queste denominazioni sono legate alla vita quotidiana della valle, quindi possiamo trovare torrenti il cui nome deriva da nomi propri di persona, magari si possono trovare dei fiumi il cui appellativo è legato al nome di piante o di animali, esistono perfino dei nomi legati ai confini dei terreni e altri ancora ai mestieri e alle opere o addirittura al folklore. Naturalmente non poteva mancare una disciplina che analizzasse tali denominazioni e questa si chiama idronimia e l'idronomo è il vocabolo riferito al nome proprio del fiume. Bando a questo tecnicismi direi di andare ad analizzare il significato dei nomi dei nostri corsi d'acqua. Di questi 1636 ne analizzeremo... i più importanti e i più curiosi. Cominciamo con l'approfondire il contenuto della parola riferita al fiume principe della Garfagnana e della provincia in genere.
Il Serchio è il terzo fiume per lunghezza della Toscana, il suo ramo principale scende dalle pendici del Monte Sillano e si riunisce poi al ramo denominato "Serchio di Gramolazzo". In antichità il suo nome era Auser. Una volta che però arrivava nei pressi di Lucca si biforcava nuovamente, creando un ramo minore denominato Auserculus (piccolo Serchio). Purtroppo il Serchio era un fiume capriccioso, le sue alluvioni creavano parecchi problemi alla città di Lucca e nel 561 il vescovo Frediano, esperto in idraulica fece convogliare le acque del corso principale nel ramo più piccolo: l'Auserculus. Da li in poi, il nome del corso d'acqua sarà Serchio, derivato dunque della suddetta parola. L'origine di tale vocabolo non è ben definita, lo storico latino Svetonio dichiarò che la parola Auser deriva dall'etrusco e significa Dio o divinità, alcuni glottologi moderni asseriscono che il nome deriva da una parola pre-ligure che significa sorgente.
"...Dove da diversi fonti/ con eterno rumor confondon l'acque/ la Turrita col Serchio fra due ponti". Nella V satira l'Ariosto nomina quello che forse è il fiume più caro ad una buona parte di garfagnini: la Turrite. Nella valle ce ne sono addirittura tre, ben distinte e tutte sono affluenti del Serchio: la Turrite Secca, che è quella che forma il lago dell'Isola Santa e che passa da Castelnuovo. La Turrite di Gallicano(o di Petrosciana)che nasce dalle pendici apuane per attraversare Fornovolasco e arrivare appunto a Gallicano. Infine c'è la Turrite Cava, il torrente attraversa tutta la Val di Turrite, formando il bacino idroelettrico del lago di Turrite Cava, per anni questo corso d'acqua segnò il confine di stato fra Modena e Lucca. Il termine Turrite si ritiene che sia fra i più antichi della lucchesia e apparterrebbe a uno strato pre romano che troverebbe radice nella parola latina "torrent", "torrente", riferito proprio alle caratteristiche particolari dei tre corsi d'acqua: corso breve di forte pendenza con variazioni di portata delle acque. Nello specifico, per quanto riguarda il vocabolo "cava" riferito alla Turrite posizionata più a sud nella valle, non significherebbe "vuota", ma bensì "che scava", come un corso d'acqua impetuoso che scava il terreno in profondità.
Sempre e a proposito di Serchio esiste un altro fiume garfagnino che il suo nome potrebbe significare "piccolo Serchio", ed è l'Esarulo, il fiume di Castiglione. Un'altra ipotesi ci dice anche che questa denominazione deriverebbe da un nome proprio: Sauro, forse un contadino che aveva possedimenti proprio su quel fiume. Ad onor del vero questo corso d'acqua ha preso poi svariati nomi in base al territorio che attraversava: "fiume dell'Isola", "fiume di Valbona", "fiume di Pontardeto". Un'ulteriore torrente che troverebbe denominazione da un nome proprio di persona è il Ceserano(Fosciandora), da Cesare, Cesarino. L'alternativa si potrebbe trovare nella parola latina "Caesa", ossia "tagliato", in riferimento a un fiume dove nelle vicinanze si possono tagliare piante.
La curiosità poi ci spinge a trovare il significato di un nome che parrebbe quasi ebraico: Edron. Gli esperti dicono che la parola sia di difficilissima interpretazione. E' ragionevole pensare che vista la collocazione del fiume in piena zona ligure apuana (Vagli), possa trattarsi di un idronimo che ha avuto nascita da questa antica popolazione. La parola potrebbe anche avere una matrice greca: "hidor", ovverosia acqua. Un' ennesima interpretazione, la più bella, ma non so quanto vera ce la da una leggenda. Si racconta che un giovane pastore un giorno incontrò una giovane bellissima che si bagnava nelle acque di questo fiume. In paese già si sapeva che lassù vivevano gli spiriti delle acque che dovevano star lontani dagli esseri umani e rimanere invisibili al loro sguardo. Ma il pastore nonostante ciò s'innamorò della bella ninfa e gli chiese il nome: -Edron- rispose la ninfa e subito rimase silenziosa, si rese ormai conto di aver infranto una legge del bosco che non permetteva di rivolgere parola agli uomini. Il Dio del bosco accortosi del misfatto lanciò una folgore che pietrificò gli innamorati. Oggi quelle due grosse pietre esistono sempre, una accanto all'altra, si possono vedere proprio li, dove sgorga la sorgente.
Certe volte invece la poesia e il mito si fanno da parte lasciando spazio ad altri nomi più "tecnici"è il caso di quei torrenti la cui denominazione si rifà alla morfologia del corso d'acqua. Parliamo infatti della Covezza (San Romano), la parola deriverebbe dall'italiano "covo", nel senso di cavità, tana, rifugio sotterraneo. Altri fiumi o fiumiciattoli che traggono il proprio nome dalla loro geomorfologia sono la Corsonna e il fosso del Chitarrino(Barga). Il primo idronimo farebbe un possibile riferimento a Cursus (currere), corso, nel significato di acqua corrente, corso d'acqua che scorre veloce. Nel secondo caso (il Chitarrino) potrebbe essere riconducibile ad un idronimo metaforico sul particolare rumore emesso dall'acqua. Secondo gli esperti ad un cosiddetto idronimo metaforico è attinente anche il nome del fiume Lima (comune di Bagni di Lucca), la relazione sarebbe da attribuire al suo corso impetuoso che porta a molto consumo di suolo, nello specifico, limare.
Come abbiamo visto sono molteplici le ragioni per cui si da un nome ad un fiume e fra questi uno dei più consueti ha attinenza con i confini. I confini in Garfagnana sono sempre stati importanti, per cui il Fosso del Termine lo troviamo sia nel comune di Fabbriche Vergemoli che in quello di Camporgiano. Quel determinato fosso probabilmente segnava il preciso confine fra una proprietà o uno stato. Invece il Fosso della Bandita (Piazza al Serchio e Villa Collemandina) delimitava un'area dove era "bandita" la caccia, la pesca o magari un pascolo. Sempre ed a proposito di confini rimane curiosa l'ipotesi di alcuni ricercatori sulla genesi del vocabolo inerente al torrente Corfino. Dapprima si pensava infatti che l'origine derivasse da un nome proprio di persona, tale colono romano Corfinius, ma poi si è visto che la provenienza potrebbe avere un legame con "quadrifines", ossia "confine tra quattro possedimenti". Ma non solo confini e nomi delle persone sono all'origine degliappellativi dei fiumi, anche i mestieri del tempo che fu fecero si che questi torrenti fossero battezzati con il nome delle attività lavorative che erano li vicine. Il Fosso del Battiferro (Fabbriche di Vergemoli) ne è l'esempio più pratico. Già da tempi lontanissimi(XIII secolo) la zona intorno Fornovolasco era luogo dedito alle attività siderurgiche vista la presenza in quei luoghi proprio di molte miniere di ferro. Stesso concetto vale per il torrente Acquabianca (Gorfigliano), la colorazione chiara di questo corso d'acqua è infatti dovuta dalle vicine cave di marmo, con particolare riferimento agli scarti di lavorazione presenti nel rio.
I termini con cui sono stati battezzati i nostri fiumi sono bizzarri curiosi e strani, ma credo che l'Oscar della bizzarria vada attribuito al Canale del Becchino (Molazzana), forse, chissà, li nei pressi esisteva la casa di qualcuno il cui mestiere era quello di seppellire i morti. Anche il Fosso della Cuccagna (Fabbriche di Vallico) rientra fra questi termini originali. In tutta questa lunga lista naturalmente non ci si poteva dimenticare degli animali, e qui ne abbiamo di tutte le specie: Fosso del Cane (Barga), Fosso della Granchia (Casabasciana), Rio Volpino (Piano della Rocca), Fosso dei Topi (Piazza al Serchio) e dulcis in fundo, il Fosso del Boddone (Fabbriche di Vergemoli).
Nonostante tutti questi nomi maschili o femminili che fossero, i vecchi dicevano che di un fiume si può riconoscere il suo sesso dal suo andamento. Ci sono fiumi maschi, nervosi e irruenti. E ci sono fiumi donna, che amano le curve e la varietà del paesaggio. Quello che le accomuna però è il solito destino, fra mille difficoltà il loro arrivo è ugualmente il mare... Sarà per questo che noi uomini siamo così legati ai fiumi: sono la metafora della vita...
Bibliografia
- Tesi di Laurea in Linguistica Generale Corso di Laurea Specialistica in Lingua e Letteratura Italiana "Gli idronimi della Lucchesia Analisi dei nomi dei corsi d’acqua della provincia di Lucca" di Gabriele Panigada Relatore Anno Accademico 2012/2013
- "Racconti e tradizioni popolari delle Alpi Apuane" di Paolo Fantozzi edizioni Le Lettere
- La foto di copertina (Isola Santa) è tratta da trekking.it
- La foto del Serchio è tratta dal quotidiano on line Serchio in Diretta
- La foto del Fiume Esarulo in località Valbona è tratta dal sito amalaspezia.eu
- La foto del torrente Edron è tratta mulinoisola.it