Per chi non lo sapesse Saint Cloud è un amena cittadina francese
situata nella regione de L'Ile de France, dista solamente una decina di chilometri da Parigi e se un giorno qualcuno di voi capitasse da quelle parti non può mancare di visitare il suo parco: 463 ettari di pura bellezza, tanto da essere considerato uno dei giardini più incantevoli d'Europa, ma non solo, se si vuole si possono anche ammirare alcuni edifici di quello che fu uno dei castelli reali di Francia. Ad onor del vero bisogna però dire che non sono queste le cose che hanno reso famosa la città, gli eventi ci narrano che questa località è rimasta nella storia per due fatti: il primo fatto ci dice che il castello sopra citato fu la reggia di Napoleone Bonaparte e il secondo ci racconta che qui (sempre da Napoleone) fu emanato un'editto di un'importanza storica notevole, che cambiò finalmente e per sempre una malsana consuetudine: il 23 giugno 1804, qui venne vergato il |
Il castello di Saint Cloud |
documento meglio conosciuto come "editto di Saint Cloud", ovverosia "Decret imperial sur les sepoltures". Napoleone in Italia ne combinò di tutti i colori, diciamocelo chiaramente, con le sue riforme sconvolse tutta una vita sociale che ormai aveva un secolare impianto, impose da subito un regime autoritario abolendo la libertà di stampa, revocò le assemblee locali elettive nominando di fatto prefetti governativi, perdipiù fece riforme scolastiche che incrementarono ancor di più il popolo degli analfabeti. Però, questo famigerato editto di Saint Cloud fu una mano santa, sia da un punto di vista igienico sanitario e se si vuole anche da un punto di vista sociale. Insomma (a mio avviso) debellò quella che era una vera e propria indecenza. Era infatti pratica diffusa che i morti fossero sepolti all'interno delle chiese, o meglio, sotto il pavimento delle chiese esisteva un vero e proprio cimitero. Questo decreto composto da cinque titoli principali regolamentò in maniera definitiva questa (orrida) usanza: - Delle sepolture e dei luoghi a loro dedicati
Si specificava il divieto di seppellire all’interno degli edifici sacri e dentro le mura delle città; i terreni dedicati alle sepolture dovevano essere situati fuori dalle città, in posizione elevata, a 35-40 metri di distanza dagli abitati, circondati da mura di cinta alte almeno 2 metri. Ogni sepoltura doveva essere individuale e di questa ne venivano date anche le dimensioni della fossa e la distanza tra questa e le altre. - Dell’istituzione dei nuovi cimiteri
Tra le altre cose, si precisava che con le nuove costruzioni, i vecchi cimiteri dovevano essere chiusi - Della concessione dei terreni
In questo titolo si affermava che potevano essere dati in concessione terreni per l’edificazione di tombe di famiglia, con annessi monumenti e cripte. - Della sorveglianza dei luoghi di sepoltura
E’ interessante notare che si prendeva in considerazione la presenza di culti differenti e che perciò all’interno dei cimiteri dovevano esserci settori dedicati con il loro ingresso separato. Si doveva inoltra vigilare affinché si evitasse qualunque atto contrario al rispetto della memoria dei morti. - Delle pompe funebri
Si regolavano infine le modalità di trasporto dei defunti, gli ornamenti, eccetera.
E per chi non lo sapesse, anche nelle chiese garfagnine e della Valle del Serchio, al di sotto dei loro pavimenti esistevano (o ancora esistono) cripte, tombe e fosse comuni, che contenevano (e in alcuni casi contengono ancora) decine e decine di morti... Diciamo che le finalità di questo editto erano sostanzialmente due: il primo obiettivo era sanitario, si rendeva infatti necessario evitare di continuare a stipare i morti nelle chiese con la conseguente diffusione di odori tremendi e malattie. Il secondo obiettivo era politico, le tombe dovevano essere tutte uguali fra loro, nel rispetto del principio rivoluzionario di uguaglianza. Pertanto il nuovo decreto imperiale in Italia entrò in vigore il 5 settembre 1806. Così, finalmente, dopo 800 anni anche in Garfagnana (come in altre parti) questa cattiva abitudine cessò per sempre... Dalla saggezza dei romani d'altro canto non avevamo imparato niente, infatti era loro costume seppellire i propri cadaveri lontano dalle città, fuori dalle mura e lungo le strade principali, all'aria aperta, zone circondate da cipressi, pini e altre piante balsamiche. Ma la religione come si sa con il passare dei secoli impose sempre di più il suo potere e il suo prestigio, tant'è che dapprima il |
Cimiteri Roma antica
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privilegio di essere seppelliti sotto le chiese era un'esclusività ad appannaggio di coloro che appartenevano ad un determinato ceto sociale: le autorità ecclesiastiche, i loro familiari, le autorità civili e i ricchi disposti a generosi lasciti testamentari a favore di Santa Romana Chiesa. Ma poi i "buoni propositi" della dottrina cattolica, intorno al X secolo si allargarono anche "ai comuni mortali", secondo il principio "ad sanctos et apud aecclesiam" (vicino ai santi e presso le chiese), in pratica il presupposto fondamentale di tale pensiero era che se un corpo veniva inumato in chiesa era presumibilmente più vicino a Dio e di conseguenza alla redenzione eterna. Ma anche in queste inumazioni si attuava una certa distinzione sociale e lo si può notare nella struttura sotterranea di molte chiese della valle. I ricchi infatti venivano sepolti in prossimità degli altari (più possibile vicini a Dio...), sotto l'altare stesso era pertinenza dei prelati, lungo i fianchi delle navate e presso gli altaretti dedicati ai santi solitamente venivano seppellite le nobili famiglie (che magari in vita avevano eretto gli altaretti succitati), verso l'uscita della chiesa c'era la fossa comune dei bambini (poveri) e in mezzo c'era un'ennesima fossa comune dedicata al misero popolo. Tanto per aver chiara l'idea è bene capire che comunque sia non si seppelliva solo nelle chiese ma anche nelle sue prossimità, a patto che fosse luogo consacrato, quindi nel cortile, nel chiostro, nei pressi dell'abside, in ogni dove insomma. In questo caso, nota curiosa, lo spazio riservato sotto la gronda della chiesa era strettamente riservato alle prostitute e ai peccatori riconosciuti di grave colpa, si credeva che l'acqua piovana scesa dal tetto sarebbe servita a pulire la loro putrida anima. Ma qui, quello che c'era di putrido non era l'anima di queste persone e basta, anche quei poveri corpi sepolti li sotto erano in queste condizioni. Infatti queste fosse erano una delle cause principali della diffusione di malattie infettive e pestilenze varie e effettivamente i topi erano i padroni incontrastati di questi sotterranei. Si racconta che nelle abitazioni vicine a questi pseudo cimiteri il latte e il brodo imputridivano, il vino inacidiva e i cibi si deterioravano facilmente a causa dei gas fetidi che emanavano i cadaveri. D'altronde c'era poco da pretendere se tutto si svolgeva in questa maniera... Di solito il procedimento di sepoltura (per i poveri) consisteva che il misero morto fosse trasportato in chiesa con una bara cosiddetta "d'apparato" (cioè, che serviva solamente per la cerimonia funebre odierna, la |
Botola di una fossa comune
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cassa sarebbe stata poi usata per un nuovo cadavere), dopodichè al "povero fagotto", senza bara, gli veniva cucito addosso una sorta di sudario. I seppellitori fatta questa operazione aprivano la robusta botola di legno (posta sul pavimento)e "gittavano" senza complimenti il meschino corpo sull'insano carnaio in decomposizione, un po' di calce veniva sparsa giù nella botola che dopo veniva chiusa rapidamente. Quando poi la fossa con il passar del tempo si sarebbe riempita di cadaveri, era sempre compito dei seppellitori entrare nella medesima fossa, svuotare il comparto con pale e secchi e infine raccogliere le ossa che venivano interrate nelle vicinanze delle chiese o nelle cappelle vicine. Immaginatevi allora il fetore, ogni volta che questa botola veniva dischiusa, l'aria talvolta era talmente irrespirabile da non permettere in certi casi le funzioni religiose. A tal proposito la testimonianza di un messo napoleonico in Terre di Garfagnana descriveva così nel suo rapporto mensile quella sconcezza: "...regge ancora il costume osceno, insalutare e più che barbaro (i barbari meglio che noi dando sepoltura ai cadaveri) d'interrare nellefosse delle chiese, in mezzo ai paesi. E può tanto invecchiato errore, che non si tiene in pregio alzar tomba in sito ameno a corpi morti delle care persone, ma si vuole nella stessa comune lurida fossa confondere le spoglie di vergini figliuole o di pudiche consorti a quelle di ladroni, ribaldi e dissoluti. Vero è che i preti soffiano in quella ignoranza per non perdere il guadagno de' mortorii, né diminuire il raccolto del purgatorio, sempre più largo se in presenza della fossa che chiude ceneri adorate o venerande". Il messo napoleonico mise così il dito su un'altra immoralità che non dava lustro nè alla chiesa nè ai suoi pastori, che in barba alla tanto sbandierata misericordia, pietà e compassione fece di ciò un lucroso affare. Il lucroso affare aveva un nome e si chiamava la "quarta funeraria". Già dal medioevo era pratica di pagare per ottenere degna sepoltura, e credetemi, questo interesse rappresentava una fonte di guadagno per il cosiddetto basso clero (i semplici preti) veramente notevole, tanto d'accendere varie dispute fra parrocchie e parrocchie per accaparrarsi la povera anima. La responsabilità della tumulazione dei cadaveri all'interno delle chiese spettava al parroco e rimase di sua |
Un'illustre tomba |
esclusiva competenza fino al 1800, ciò rese i preti i diretti responsabili della pratiche relative alla morte e alla sepoltura che veniva così pagata in sonori quattrini. A dire il vero in origine l'inumazione sarebbe stata gratuita, così come stabiliva il Corpus Iuris Canonici (diritto canonico), ma poi le generose elargizioni che venivano dai ricchi signori per prenotarsi un posto di loro gradimento fece si che il diritto canonico andò a farsi benedire e la regola di pagarsi un posto in chiesa (attraverso doni ed elargizioni) divenne una consuetudine. In compenso rimase diritto dei poveri (ma bisognava essere poveri veramente...) di essere sepolti gratis. Fattostà che gli introiti derivanti da questa pingue faccenda iniziarono ad essere veramente significativi, tanto che nel corso dei secoli le autorità ecclesiastiche decisero di regolamentarla, stabilendo di fatto un vero e proprio tariffario. A rompere le uova nel paniere come avete letto ci pensò lui, Napoleone, che con la chiesa cattolica non aveva un gran feeling già dai tempi in cui fece imprigionare Papa Pio VI(1797). Del resto furono sue le parole che stabilirono una grande verità: "Ci sono due modi per far muovere gli uomini: l'interesse e la paura". E difatti fu proprio l'interesse la motivazione che mosse ilclero in questa mercificazione della morte, ma fu la paura quella che la fece cessare per sempre...