Solo la seconda guerra mondiale fu peggiore della disgrazia che
colpì la Garfagnana il 7 settembre 1920.Alle ore 7:56 di una nefasta mattina una violentissima scossa di terremoto colpì la nostra terra.Il fato alcuni giorni or sono, proprio quello stesso giorno ci ha voluto ricordare l'anniversario nella stessa maniera di novantaquattro anni fa, un terremoto di modeste proporzioni a riportato alla memoria le storie dei nostri nonni di quel maledetto 7 settembre.Il terremoto del 1920 si ripercosse in tutto il centro nord fino a Milano, i sismografi dell'epoca segnalarono una scossa sismica di magnitudo 6.48, l'intensità all'epicentro (Villa Collemandina) fu del IX-X grado della scala Mercalli (per rendersi conto bene questo sisma fu ben superiore di quelli avvenuti pochi anni fa sia a L'Aquila che in Emilia).Ma quello che importa non sono i dati tecnici,quello che importava veramente era la tragedia umana che si era abbattuta
sulle teste dei garfagnini.I dati ufficiali parlavano di 171 morti e 650 feriti e migliaia di persone senza casa.La scossa avvenne in un momento della giornata nel quale le persone erano impegnate nel lavoro dei campi, era infatti abitudine dei contadini di alzarsi all'alba mentre nella case rimasero donne e bambini che furono le principali vittime.Il tutto però incominciò il giorno prima, il 6 settembre, alle 16:25 una scossa del sesto grado Mercalli e una alle 22:30 del quarto grado Mercalli preparavano il viatico al grande terremoto della mattina seguente.Molte persone si salvarono perchè decisero di dormire all'addiaccio. Ma come ben sapete la storia la fanno i testimoni e allora leggiamo questo vecchio racconto di una signora di Castiglione Garfagnana che visse quei giorni:
Villa Collemandina 1920 |
Castiglione Garfagnana prima e dopo |
“Qualche giorno prima del 7 settembre 1920, c’erano state delle piccole scosse di terremoto e anche il 6 ve ne era stata un’altra un poco più forte che aveva fatto cadere i camini sui tetti. Mio nonno dopo quest’ultima scossa, disse a mia nonna: “Bimba, prepara le coperte per stanotte perché in casa non ci dormiamo. Quest’aria non mi convince e dormiremo fra i filari delle viti “. La nonna tentò di convincere il marito: dormire fuori, con i bimbi piccoli….e se qualcuno li avesse visti? Che vergogna! Li avrebbero presi per matti. Ma il nonno non si fece convincere e si prepararono per la nottata “al chiar di luna”. Stesero le coperte tra i filari e la notte trascorse tranquilla. Alle prime luci dell’alba, svelti svelti smontarono la loro “tendopoli” temendo di essere visti dai paesani che si recavano nei campi. Nonno e nonna e tutti e tre i figli si avviarono con le bestie nei campi e alla selva ma all’improvviso le mucchecominciarono a muggire e scalciare, i castagni a muoversi il nonno gridava: “Buttatevi in terra!Buttatevi in terra !”. Il terreno si apriva e si richiudeva sotto i loro piedi e li faceva cadere a terra. Fu terribile e spaventoso. Finita la scossa, che sembrava interminabile, guardarono verso Villa Collemandina ma videro solo un gran polverone. Il paese non esisteva più. Nessuno della famiglia rimase ferito perché erano tutti fuori ma la casa era distrutta. Trovarono riparo, con tutti i superstiti del paese, in un capannotto che serviva da rimessa per le foglie delle bestie. Piovve per molti giorni, incessantemente.Venne anche allestito un ospedale da campo e arrivò persino la regina Margherita ma il dono più atteso arrivò dalla Francia. La zia Giorgina era “a balia” in Francia in casa di signori e, saputa la notizia tramite il giornale (cosa straordinaria visto che stiamo parlando del 1920), inviò a Pianacci un pacco. C’erano indumenti per il ripararsi dal freddo e una bella maglia bianca di lana con le trecce fatta ai ferri per mia mamma. Una vera novità perché all’epoca nessuno aveva mai visto un maglione, tanto meno sapeva lavorare con i ferri da maglia. Esistevano solo vestiti e corpetti di stoffa"
Baracche terremotati a Fosciandora
Ci possiamo immaginare il dopo terremoto...La ricostruzione fu lentissima, praticamente la Garfagnana era tagliata fuori da qualsiasi via di comunicazione importante e quindi difficilissima da raggiungere, gli aiuti tardarono ad arrivare.La fatica della ricostruzione pesò come un macigno sugli abitanti rientrati da poco tempo dai fronti della I guerra mondiale.L'esasperazione di disoccupati e senzatetto si scontrò con le preoccupazioni di un governo impensierito più che altro dalle forti tensioni sociali dell'epoca segnati da scioperi ed occupazione delle
fabbriche...Come si può vedere gli anni e i secoli passano ma le brutte "abitudini" dei governanti rimangono...
I primi soccorsi in partenza dalla stazione di Castelnuovo |