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Dalle pagine de "La Domenica del Corriere" del 1946, promozione turistica della Garfagnana

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L'Italia era uscita prostrata dalla seconda guerra mondiale, gran
parte del suo patrimonio nazionale era andato distrutto e dappertutto vi erano lutti e rovine. Nonostante tutto un nuovo spirito di rinascita si faceva strada nella nazione, la volontà di essere partecipi dell'opera di ricostruzione animava tutti, ma non c'era da ricostruire solamente le case bombardate, i ponti distrutti e le sconnesse strade, c'era da ricostruire l'animo di una nazione intera. Il fascismo era finito per sempre, finalmente si poteva tornare ad esprimersi liberamente con parole, con scritti e ognuno era libero di seguire la propria vocazione politica. Per l'Italia cominciava allora una nuova epoca e bisogna tornare a dare voce a tutti e a dare spazio a tutte le idee. La Garfagnana in questo caso era stata colpita duramente, in tutti i sensi, c'era da ridare anche qui nuova linfa ad una regione già di per se povera, c'era da farla conoscere questa terra dimenticata da Dio nella speranza di portare nella valle dei visitatori (la parola turista al tempo non era ancora nel parlar comune) a fare gite nella nostra valle, perchè poi una volta giunti, questi visitatori si dovevano fermare beatamente nelle nostre botteghe a comprare i nostri prodotti e a bere nei nostri bar. Un idea rivoluzionaria questa per l'immediato dopo guerra, c'era già chi pensava a portare turismo in Garfagnana, figuriamoci che ancora oggi c'è chi fra i nostri amministratori locali nemmeno ci pensa... Ma chi aveva avuto un idea tanto arguta e lungimirante quanto sovversiva? Solo un'intelligenza sopra la media come quella di Almiro Giannotti alias il Gian Mirola poteva pensare una cosa così sbalorditiva. Il Gian Mirola per i pochi che non lo conoscono fu lo scrittore e giornalista(a mio avviso) più dotato, brillante e pronto che la Garfagnana (e non solo) abbia mai avuto.Inutile stare qui a
Il Gian Mirola
raccontare tutta la sua storia (n.d.r anche se ho in preparazione un articolo), ma brevemente basta dire che Almiro (il nome di battessimo) nacque a Eglio nel 1915, fu maestro in vari paesi della Garfagnana e sindaco di Molazzana negli anni 50, ma sopratutto era uno studioso di folclore e un fine analista di problemi locali e da conoscitore di questi fenomeni capì subito qual'era una possibile soluzione per far emergere la sua amata terra, dilaniata dalla guerra e dalla povertà: il turismo o quantomeno far conoscere a tutti che anche la Garfagnana esisteva. L'idea che ebbe fu sensazionale, scrivere un articolo con foto annesse su una delle tante riviste per cui già scriveva. Infatti il Gian Mirola firmava articoli per i maggiori giornali italiani: "Eva", "Divagando", "Famiglia Cristiana", "Scuola Moderna", ma in particolare c'era un giornale a cui puntava per pubblicare questo benedetto articolo, anzi per dire la verità non era nemmeno un giornale nel vero senso della parola, ma bensì un supplemento ad un quotidiano, questo supplemento si chiamava "La Domenica del Corriere" che veniva dato settimanalmente insieme (con l'aggiunta di poche lire) al quotidiano italiano per eccellenza, "Il Corriere della Sera". Apparire quindi su "La Domenica del Corriere" voleva dire affacciarsi nelle case di tutti gli italiani, dato che le

tirature di questo supplemento toccavano cifre stratosferiche,negli anni trenta arrivò ad essere il settimanale più letto d'Italia con una tiratura di oltre seicentomila copie, mentre negli anni '40 e '50 confermando il primato di giornale più letto la tiratura toccò addirittura il milione di copie. Questo giornale colpì subito l'italiano medio e fu concepito proprio come il settimanale degli italiani, che doveva scandire come un calendario le giornate liete e le tragedie, si dava molto spazio alle foto e ai disegni, storiche furono le sue copertine disegnate prima da Achille Beltrame e poi da Walter Molino, in ogni numero il disegnatore aveva il compito di rendere vivo con la sua tavola il fatto più interessante della settimana, insomma, pubblicare qualcosa qua sopra significava farsi conoscere in tutta Italia e così fu che il Gian Mirola riuscì nel miracolo. Il suo articolo sulla Garfagnana comparve su "La Domenica del Corriere" solamente un anno e cinque mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 3 novembre 1946 riuscendo ad uscire insieme all'importante tavola di copertina che rappresentava l'altrettanto importante evento: la prima volta che le Nazioni Unite si riunivano nella nuova sede di New York, quanto sia stata voluta o fortunata questa coincidenza non si sa, il fatto portò comunque a una maggior quantità di copie vendute di questo bellissimo numero, che anch'io oggi posseggo nella mia
3 novembre 46.Il numero de
La Domenica del Corriere
dove si parla di Garfagnana
(collezione Paolo Marzi)
collezione di fascicoli de "La Domenica del Corriere". All'epoca non esisteva la televisione, naturalmente nemmeno internet e questa operazione che riuscì al Gian Mirola era perciò la maniera più diretta per far conoscere "l'illustre sconosciuta", come definisce egli stesso la Garfagnana  nell'articolo, dove racconta degli usi e dei costumi e dove descrive la gente "...buona cortese e attaccatissima agli usi degli avi..", non manca nemmeno di illustrare i famosi personaggi che l'hanno abitata, senza nemmeno dimenticare i prodotti delle nostre terre. Ma bando alla ciance, ecco per voi questo stupendo e avveniristico articolo di promozione del territorio, che fra pochi giorni fa ha compiuto 70 anni, era precisamente il 3 novembre 1946 e a
 pagina 7 campeggiava questo titolo:


"Garfagnana terra sconosciuta"


La pagina sulla Garfagnana
(collezione Paolo Marzi)
La Garfagnana non è una delle misteriose provincie dell'Asia, né uno sperduto villaggio della Patagonia. Se qualcuno, leggendo il titolo di questo articolo, lo avesse immaginato, si ricreda.
E' invece un pittoresco lembo di terra toscana, incuneato fra gli Appennini e le Apuane, dove termina il regno dell'ulivo ed incomincia quello del castagno.
Terra ricca di tradizioni folcloristiche, d'usi e costumi intatti da più secoli.
"L'ultima regione dell'Universo" la chiamano gli abitanti, alludendo argutamente alla corona dei monti orridi e belli, che la circondano.
Qui il castagno nasce e vegeta spontaneamente e nelle selve abbondano, come in un piccolo lembo di Paradiso terrestre, funghi, fragole, lamponi, mirtilli, more.

Usi e costumi
Le didascalie:Un tipo
garfagnino,con
qualche annetto ma ancora
in gamba
La gente è buona, cortese e attaccatissima agli usi e alle tradizioni degli avi. Nelle vie e nelle piazze dei paesi si canta ancora il "Maggio", che è una specie d'opera drammatica, paragonabile in certe forme più erudite, al melodramma.
Scettri di cartone, corazze di latta, elmi e spade di legno formano l'arredo scenico e il vestiario degli artisti che, accompagnati da un unico violino, cantano su un motivo semplice, poggiando sulla prima e sulla quinta sillaba di ogni verso.
Gli argomenti dei "Maggi" possono essere scelti fra i fatti più salienti della storia greca o romana, fra le vite dei Santi, degli eroi, o fra i poemi classici, come La Gerusalemme Liberatao L'Orlando furioso.
Altre forme d'arte popolare sono le "Befanate", gli "Stornelli", i "Rispetti"; ancora vive e in uso fra i contadini della regione. Abbiamo conosciuto, in Garfagnana, contadini che non sapevano fare l'o col tondo dei un bicchiere e recitavano, magari a memoria, uno o più canti della Divina Commedia, illustrandone poi, con esattezza, il significato storico e letterale.

Ospiti illustri e briganti cortesi
Le didascalie:Dove l'orrido
 è bello...e il bello orrido
Nel 1523 venne a governare la Garfagnana, per conto degli Estensi di Modena, un poeta celebre: Ludovico Ariosto.
In quel tempo gli Appennini erano covo di numerosi bande di briganti e attraversare le montagne per recarsi da Castelnuovo (sede del governatorato) a Modena (capitale estense) o viceversa non era impresa troppo facile.
Durante uno di questi viaggi l'Ariosto fu fermato e, col seguito, spogliato e derubato. Proprio come succede oggi sui valichi alpini.
I briganti stavano insaccando la refurtiva quando, ad uno del seguito, sfuggì il nome del poeta. Il capo dei banditi, premuroso, chiese subito: Dov'è messere Ludovico?
- Sono io - rispose tutto tremante il poeta.
- Non sia torto un capello al grande Ariosto - ordinò allora il campo ai compagni.
Fece restituire a tutti quanto era stato rubato e proseguì, poi, rivolto al poeta:
- Messere, anche i banditi della Garfagnana, che voi sferzate nelle vostre "satire" vi stimano e vi apprezzano - E s'inchinò in segno di rispetto.
Ordinò poi, ad una parte della banda, di scortare il poeta ed il suo seguito fino al limite della "Gran selva" affinchè non corressero il rischio di essere disturbati da altri.
Così l'autore dell'Orlando furioso giunse a Modena sano e salvo, benedicendo le muse che lo avevano protetto in una brutta avventura.

Marmo, carbone e... fragole
Oggi la Garfagnana è una delle Regioni d'Italia più dimenticate.
Le didascalie: Nel regno del
castagno, quando le pecorelle
 escon dal chiuso. La Pastorella
 pudica si copre la faccia
per non farsi fotografare
La guerra vi sostò per sette mesi. Villaggi interi furono distrutti o bruciati. Uomini di tutte le razze bivaccarono nelle case abbandonate e molti, oggi, leggendo questo articolo ed osservando le fotografie riprodotte in questa pagina, sussurreranno, compiaciuti o rammaricati, la famosa frase manzoniana: "Io c'era!"
Sulle strade, solcate allora dalle pesanti ruote dei pezzi d'artiglieria, discendono oggi i più importanti prodotti della regione, diretti ai vari mercati del mondo: marmo per le Indie e per le Americhe, castagne e farina di castagno per la Francia e per la Spagna, legna e carbone per l'Italia settentrionale.
Una delle occupazioni più caratteristiche è la raccolta delle fragole, che qui nascono spontaneamente. Ceste e cestelli vengono allineati, ogni giorno, durante la raccolta, lungo i margini delle strade, in attesa delle macchine che passeranno, nelle prime ore del mattino, a caricare.
Importante è anche la raccolta dei funghi, i quali vengono inviati, nelle annate di massimo raccolto, in tutta Italia.
Funghi, fragole e castagne per la mensa; lana e canapa per i vestiti, che qui vengono filati e tessuti a mano; carbone e legna per la stufa; marmo e calce per la casa.

Tutto questo dà la Garfagnana, l'illustre sconosciuta, che un giornalista ha scoperto, in questi giorni, senza passare i confini dello Stato. Scoperta, descritta, illustrata: per voi.

Gian Mirola













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