Non è come Hollywood ce la vuol sempre raccontare, anzi spesso e
volentieri il cinema americano ci lancia degli stereotipi che ci portiamo appresso tutta la vita. Ad esempio nella II guerra mondiale coloro che ci liberarono dall'oppressione nazi fascista furono gli americani (ma non solo) e ce le immaginiamo arrivare nella nostra Garfagnana da liberatori trionfanti sulle jeep a ritmo di swing, distribuendo cioccolate e sigarette a destra e a manca fra ali di gente festante e ci ritornano alla mente quei soliti soldati americani visti nei film di guerra,un po' spacconi ma buoni come John Wayne ne "Il giorno più lungo"o Lee Marvin "In quella sporca dozzina", ma non fu così, almeno in Garfagnana.Gli americani che pensiamo nel nostro immaginifico non arrivarono mai, o meglio arrivarono quando la situazione nella valle era ormai pacificata. Oggi rendiamo merito e onore ai veri eroi, gli uomini della 92a Divisione Buffalo appartenenti alla Va armata americana.Una divisione composta da solo uomini neri, ben quindicimila, pochi conoscono i risvolti del doloroso ed eroico ingaggio di questi soldati che diedero le loro vite nel 1944 per la libertà della Garfagnana e per la loro stessa emancipazione dal razzismo.Questi erano i Buffalo Soldiers, i "soldati bufalo".
"Deeds not words", "fatti non parole" era il motto di questa divisione particolare
dell'esercito americano.Il soprannome "Buffalo" fu affibbiato a loro dai Cheyenne (tribù di Nativi Americani) nel 1867, in parte per il colore della pelle e per i capelli ricci di questi soldati che ricordava il mantello di un bisonte, ma sopratutto perchè questo nome per gli indiani significava rispetto, poichè come i bisonti, i soldati della Buffalo combattevano fino alla fine. Dopo la guerra civile americana (1865) Frederick Douglas (politico e abolizionista americano) ebbe a dire:
"I neri di America sono stati cittadini statunitensi tre volte nel 1766,nel 1812 e nel 1865. Nei periodi complicati i neri erano cittadini,nei momenti di pace erano degli alieni"
e la storia si ripete così nel 1941 a II guerra mondiale iniziata, il presidente Roosevelt firmò l'atto 8802 che riammetteva così i neri d'America nell'esercito. Seguirono poi leggi non scritte dove i neri dovevano restare in unità separate dai bianchi e in cui sempre i neri non potevano comandare i bianchi.L'altezzoso generale (bianco) Ned Almond, loro comandante così li accolse:
"Noi non vi abbiamo chiamato. I vostri giornali e politici neri assieme ai vostri amici bianchi hanno insistito per vedervi combattere e io mi impegnerò perchè voi combattiate e offriate la vostra parte di vittime".
Questo era il "buongiorno" con cui partirono per l'Italia.
Sbarcarono a Napoli nel 1944, poi di nuovo imbarcati per Civitavecchia e da li su convogli militari giunsero in Toscana. Avevano il compito di attraversare l'Arno e sfondare niente meno che la linea Gotica.La Garfagnana accolse così questi giovani, tutti desiderosi di far parte di un operazione militare vittoriosa. Molti di questi soldati si erano arruolati volontariamente per ottenere quell'integrazione civile e umana sancita a parole dalla Costituzione Americana, altri perchè senza lavoro,la maggioranza di loro erano contadini analfabeti, ma c'erano anche medici e professionisti. L'impatto con la nostra valle fu sconcertante da un punto di vista prettamente militare, per mesi e mesi i loro addestramenti si svolsero nelle lande semi desertiche del Texas che non avevano niente a che vedere con le montagne garfagnine, ma ormai non c'era più niente da fare, la loro missione doveva andare avanti.Dopo aver ridefinito le strategie cominciò l'avanzata verso la Garfagnana, iniziarono la loro risalita coadiuvati dai partigiani locali, infatti la loro più grande paura non essendo come detto abituati alla morfologia del territorio era di perdersi per i
sentieri della valle e la collaborazione degli "amici paesani" (come i soldati della Buffalo chiamavano partigiani) in tal senso fu fondamentale. Giunsero così nel Morianese il 15 settembre 1944, gli scontri furono da subito duri con i tedeschi, questi scontri violenti durarono per quattro giorni, quando finalmente gli alleati riuscirono a sfondare ed entrare di fatto nella Valle del Serchio. Importantissimo fu anche per la Garfagnana l'apporto dell'esercito brasiliano,la F.E.B (Forza di Spedizione Brasiliana) che in quel momento si occupava della zona ovest, la zona che dava verso la Versilia, l'offensiva di entrambi gli eserciti continuava inesorabile tanto da giungere il 30 settembre del solito anno a Borgo a Mozzano stabilendoci il comando generale.Il 1° ottobre la 92a Buffalo liberò anche Bagni di Lucca, la loro marcia insieme ai brasiliani si protrasse ancora per 20 km liberando Barga, Fornaci, Gallicano, Sommocolonia, Ghivizzano e Pian di Coreglia e qui in questa linea si attestò il fronte.Rimane di quei giorni il ricordo singolare di un signore di Gallicano che all'epoca era un bambino di 9 anni :
"Io non avevo mai visto un uomo nero se non nei manifesti della propaganda fascista che li dipingeva come degli scimmioni. Da principio fui titubante, ma poi mi feci conquistare dalla cioccolata che spesso mi offrivano".
Furono quelli sette mesi di guerra di trincea che in una maniera o nell'altra andava superata, l'inverno fu rigidissimo e solamente incursioni aeree su Castelnuovo e qualche episodio di guerriglia smossero in qualche modo la situazione.Vennero poi i giorni tragici e decisivi del dicembre 1944, i giorni dell'operazione "Wintergewitter",in italiano "Tempesta d'inverno", meglio conosciuta ai più come la "Battaglia di Natale". Le forze naziste il 26 dicembre a mezzanotte con un colpo d'ala riuscirono a sfondare le linee difensive statunitensi, cogliendo di sorpresa i soldati della Buffalo, in pochi giorni gli americani furono ricacciati indietro di 20 km, fu una disfatta.Nella memoria di tutti rimarrà l'estremo sacrificio del tenente di colore John Fox a Sommocolonia, paese nel quale vi furono fra i combattimenti più
feroci. John Fox era un uomo cresciuto fra i campi di cotone, finito a combattere su una collina incastrata fra i monti della valle del Serchio per l'esercito di un paese che ancora lo chiamava "negro", è solo, asserragliato nella rocca medievale del paese, cerca riscatto, forse gloria, ordina ai suoi di scendere a valle prima che i colpi di cannone e le mitragliere della Kesserling raggiungano anche loro.Lo spettacolo è straziante case sventrate, campi intrisi di sangue, commilitoni morti e la paura della povera gente chiusa nelle cantine.Ormai Fox è accerchiato, ma ha fatto la sua scelta,non fuggire ma rimanere, cercare in qualche modo di frenare l'operazione"Tempesta d'inverno", Fox capisce come. Nell'ultimo messaggio inviato ai suoi soldati ordina di colpire con il mortaio, le coordinate però corrispondono a quelle della sua posizione, il soldato che riceve il messaggio è stordito, perchè portare il fuoco proprio sul tenente? Avrebbe significato sicuramente la sua morte. Ma l'ordine di John Fox è perentorio, le sue ultime parole sono "Fuoco lo stesso", quindi ucciderlo perchè non si continui ad uccidere, infatti così fu. Il corpo del tenente Fox una volta riconquistato il paese dai soldati della Buffalo, insieme ai soldati nepalesi, il 2 gennaio 1945 fu ritrovato insieme a quello di un centinaio di tedeschi. Insieme a lui nella battaglia morirono circa 80 Buffalo Soldiers. Le cose non volgevano al meglio anche nel settore versiliese, la
Buffallo subì pesanti perdite per errori di strategia, come nel fallito attraversamento del torrente Cinquale, dove il già discusso (e già citato) generale Almond mandò i carri armati a bonificare il terreno, uno dietro l'altro con il risultato della loro facile distruzione da parte dei tedeschi, lasciando così senza supporto di corazzati una parte della 92a divisione, anche qui fu una strage.Cominciarono a piovere così pesanti ed ingiuste critiche verso questi uomini, le truppe della 92a Buffalo furono spostate in zone di guerra per così dire più tranquille e le accuse si fecero ancor più pesanti, si parlava di mancanza di coraggio e della riluttanza delle truppe afroamericane di combattere.L'azione dei neri della 92a fu messa in dubbio pure dalla gente comune con commenti del tipo:" I bianchi sono pronti a morire per la patria, i neri no".
Mestamente la storia dei Buffalo Soldiers finì al ritorno in Patria nel novembre 1945, la divisone fu immediatamente disattivata alla fine dello stesso mese.
Per molti anni ancora questi uomini torneranno ad essere cittadini di serie B, dovranno andare in scuole separate, salire negli ultimi posti degli autobus e il Ku Klux Klan darà per molti anni la caccia al negro, nessuno si ricorderà del loro sacrificio, non bastarono più di mille morti e 3500 tra feriti e dispersi nella sola Toscana per essere ricordati non come soldati ma come uomini.
Ma il tempo come si sa (ogni tanto...) è galantuomo e uno dei primi in assoluto a riconoscere il valore dei soldati della Buffalo fu il professor Umberto Sereni (ex sindaco di Barga) che negli anni 80 cominciò la sua lotta per avviare un processo di riconoscimento dei sacrifici fatti, fu elogiata la loro azione sostenendo che il gruppo tattico dei Buffalo meritasse di passare alla storia per il comportamento in battaglia e per aver aperto la strada al resto
della Va armata. Furono così gli anni della giusta rivalutazione, film,canzoni libri, documentari portarono alla conoscenza di tutti questi valorosi soldati. Bob Marley nel 1983 dedicò a loro una canzone famosissima intitolata appunto "Buffalo Soldier". Marley, identificò i Buffalo
Soldiers come esempio di uomini neri illustri che agirono con coraggio, onore e distinzione in un campo dominato dai bianchi. Sergio Bonelli disegnò un numero del famoso fumetto "Tex", il film di Spike Lee "Miracolo a Sant'Anna" ne esaltò le loro doti, per non parlare poi del memorabile docu-film Buffalo Inside di Fred Kowomu. Ma il cerchio si chiuse veramente quel 13 gennaio 1997 quando il presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton insignì il tenente John Fox (il tenente morto a Sommocolonia) e Vernon Baker sottufficiale della 92a Buffalo (all'epoca in vita)con il più grande riconoscimento militare americano: la "Medal of Honor"
Il loro simbolo |
"Deeds not words", "fatti non parole" era il motto di questa divisione particolare
Una delle prime divisioni della Buffalo |
"I neri di America sono stati cittadini statunitensi tre volte nel 1766,nel 1812 e nel 1865. Nei periodi complicati i neri erano cittadini,nei momenti di pace erano degli alieni"
e la storia si ripete così nel 1941 a II guerra mondiale iniziata, il presidente Roosevelt firmò l'atto 8802 che riammetteva così i neri d'America nell'esercito. Seguirono poi leggi non scritte dove i neri dovevano restare in unità separate dai bianchi e in cui sempre i neri non potevano comandare i bianchi.L'altezzoso generale (bianco) Ned Almond, loro comandante così li accolse:
"Noi non vi abbiamo chiamato. I vostri giornali e politici neri assieme ai vostri amici bianchi hanno insistito per vedervi combattere e io mi impegnerò perchè voi combattiate e offriate la vostra parte di vittime".
Il comandante della V armata Mark Wayne Clark passa in rassegna "La Buffalo" |
Questo era il "buongiorno" con cui partirono per l'Italia.
Sbarcarono a Napoli nel 1944, poi di nuovo imbarcati per Civitavecchia e da li su convogli militari giunsero in Toscana. Avevano il compito di attraversare l'Arno e sfondare niente meno che la linea Gotica.La Garfagnana accolse così questi giovani, tutti desiderosi di far parte di un operazione militare vittoriosa. Molti di questi soldati si erano arruolati volontariamente per ottenere quell'integrazione civile e umana sancita a parole dalla Costituzione Americana, altri perchè senza lavoro,la maggioranza di loro erano contadini analfabeti, ma c'erano anche medici e professionisti. L'impatto con la nostra valle fu sconcertante da un punto di vista prettamente militare, per mesi e mesi i loro addestramenti si svolsero nelle lande semi desertiche del Texas che non avevano niente a che vedere con le montagne garfagnine, ma ormai non c'era più niente da fare, la loro missione doveva andare avanti.Dopo aver ridefinito le strategie cominciò l'avanzata verso la Garfagnana, iniziarono la loro risalita coadiuvati dai partigiani locali, infatti la loro più grande paura non essendo come detto abituati alla morfologia del territorio era di perdersi per i
Una storica immagine:Lucca è liberata dai soldati della Buffalo. Foto ricordo con i civili |
Manifesto di propaganda fascista contro i soldati negri |
Furono quelli sette mesi di guerra di trincea che in una maniera o nell'altra andava superata, l'inverno fu rigidissimo e solamente incursioni aeree su Castelnuovo e qualche episodio di guerriglia smossero in qualche modo la situazione.Vennero poi i giorni tragici e decisivi del dicembre 1944, i giorni dell'operazione "Wintergewitter",in italiano "Tempesta d'inverno", meglio conosciuta ai più come la "Battaglia di Natale". Le forze naziste il 26 dicembre a mezzanotte con un colpo d'ala riuscirono a sfondare le linee difensive statunitensi, cogliendo di sorpresa i soldati della Buffalo, in pochi giorni gli americani furono ricacciati indietro di 20 km, fu una disfatta.Nella memoria di tutti rimarrà l'estremo sacrificio del tenente di colore John Fox a Sommocolonia, paese nel quale vi furono fra i combattimenti più
Il tenente John Fox |
feroci. John Fox era un uomo cresciuto fra i campi di cotone, finito a combattere su una collina incastrata fra i monti della valle del Serchio per l'esercito di un paese che ancora lo chiamava "negro", è solo, asserragliato nella rocca medievale del paese, cerca riscatto, forse gloria, ordina ai suoi di scendere a valle prima che i colpi di cannone e le mitragliere della Kesserling raggiungano anche loro.Lo spettacolo è straziante case sventrate, campi intrisi di sangue, commilitoni morti e la paura della povera gente chiusa nelle cantine.Ormai Fox è accerchiato, ma ha fatto la sua scelta,non fuggire ma rimanere, cercare in qualche modo di frenare l'operazione"Tempesta d'inverno", Fox capisce come. Nell'ultimo messaggio inviato ai suoi soldati ordina di colpire con il mortaio, le coordinate però corrispondono a quelle della sua posizione, il soldato che riceve il messaggio è stordito, perchè portare il fuoco proprio sul tenente? Avrebbe significato sicuramente la sua morte. Ma l'ordine di John Fox è perentorio, le sue ultime parole sono "Fuoco lo stesso", quindi ucciderlo perchè non si continui ad uccidere, infatti così fu. Il corpo del tenente Fox una volta riconquistato il paese dai soldati della Buffalo, insieme ai soldati nepalesi, il 2 gennaio 1945 fu ritrovato insieme a quello di un centinaio di tedeschi. Insieme a lui nella battaglia morirono circa 80 Buffalo Soldiers. Le cose non volgevano al meglio anche nel settore versiliese, la
92a Buffalo in azione in Garfagnana |
Film,fumetti,documentari e canzoni. Il giusto merito |
Per molti anni ancora questi uomini torneranno ad essere cittadini di serie B, dovranno andare in scuole separate, salire negli ultimi posti degli autobus e il Ku Klux Klan darà per molti anni la caccia al negro, nessuno si ricorderà del loro sacrificio, non bastarono più di mille morti e 3500 tra feriti e dispersi nella sola Toscana per essere ricordati non come soldati ma come uomini.
Ma il tempo come si sa (ogni tanto...) è galantuomo e uno dei primi in assoluto a riconoscere il valore dei soldati della Buffalo fu il professor Umberto Sereni (ex sindaco di Barga) che negli anni 80 cominciò la sua lotta per avviare un processo di riconoscimento dei sacrifici fatti, fu elogiata la loro azione sostenendo che il gruppo tattico dei Buffalo meritasse di passare alla storia per il comportamento in battaglia e per aver aperto la strada al resto
della Va armata. Furono così gli anni della giusta rivalutazione, film,canzoni libri, documentari portarono alla conoscenza di tutti questi valorosi soldati. Bob Marley nel 1983 dedicò a loro una canzone famosissima intitolata appunto "Buffalo Soldier". Marley, identificò i Buffalo
13 gennaio 1997 il Presidente Clinton consegna la Medal of Honor a Vernon Baker |