Esistono pro e contro del progresso scientifico e ogni nuova scoperta è sempre una specie di arma a doppio taglio, può avere effetti benefici o effetti catastrofici, a seconda di come l’uomo decida di sfruttarla. Alla domanda “la scienza è più vantaggiosa o svantaggiosa per la vita dell’uomo?”, la maggior parte delle persone sarebbe probabilmente portata a considerare i progressi in campo medico, tecnologico e industriale degli ultimi secoli, e a rispondere conseguentemente in modo positivo e ottimista. Ma basterebbe guardare con un occhio un po’ più attento per rendersi conto che non è tutto rose e fiori come può sembrare. Qualche esempio? Partiamo dal più noto. Albert Einstein fu il padre dell'energia nucleare, lo scienziato scoprì che questa nuova fonte energetica primaria derivante dall'energia dell'atomo poteva essere usata per produrre energia elettrica, in compenso ci furono altri uomini che ebbero "la brillante" idea di impiegarla in ambito bellico, trasformando una grandissima invenzione in un arma di distruzione di massa. Qualcuno di voi ha invece sentito parlare di Zyklon B? Credo proprio di si. Lo Zyklon fu un insetticida della Bayer, sviluppato negli anni '20 del 1900 da un ebreo tedesco di nome Friz Haber, vincitore del premio Nobel per la chimica nel 1918. Haber fu poi costretto ad emigrare in Inghilterra per non rimanere vittima della sua stessa invenzione. Infatti l'insetticida fu usato dalla Germanianazista nelle camere a gas nei tristemente famosi campi di sterminio. Secoli e secoli prima delle suddette scoperte gli orientalissimi cinesi scoprirono per primi il potere della polvere da sparo, ma la usarono per fare i fuochi d'artificio e per rischiarare l'oscurità della notte con fantasmagorici fiori di luce colorata. Noi occidentali arrivammo alla polvere da sparo un po' dopo i cinesi, ma ne facemmo subito uno strumento di guerra, un modo per uccidere, da lontano e senza sporcarsi le mani e in Garfagnana di questa invenzione fummo tra i primi in Italia ad "industrializzare" la produzione e a fabbricare nuove e potenti armi che la potessero sfruttare. Sicuramente non è un merito, per l'amor di Dio non lo nego, ma rimane di sicuro un fatto storico oggettivo da analizzare con interesse. Difatti sappiamo che è nel 1240 che per la prima volta in Europa si cominciano a fare ricerche su una presunta "polvere esplosiva" e fu il filosofo inglese, nonchè francescano, Ruggero Bacone a sperimentare gli effetti "esplosivi" di una miscela fatta di zolfo,salnitro e polvere di carbone. Dall'altro lato è plausibile pensare che la probabile paternità ad inventare i primi strumenti in grado di sfruttarne le doti propellenti di questa nuovo composto siano stati gli italiani e in particolare i fabbri e i meccanici bresciani della Val Trompia. In effetti questa è una circostanza da non sottovalutare (che vedremo poi in seguito), poichè furono sempre i fabbri della Val Trompia che nel XIII secolo per sfuggire alla persecuzione del ghibellino Ezzelino III si rifugiarono (anche) a Fornovolasco, dove poi misero su dei forni fusori per fondere il ferro delle vicine miniere. Rimane il fatto che nel giro di qualche decina di anni in barba ad archi e frecce si cominciò a parlare di "balestrieri e scoppettieri" e nel 1321 quando gli Estensi (coloro che poi governeranno anche sulla Garfagnana)assedieranno Argenta(cittadina in provincia di Ferrara) utilizzarono "scoppietti e spingarde". Questo nuovo modo di fare guerra non trovò sempre consenso e anche il "nostro" Ludovico Ariosto, governatore in Garfagnana, ebbe a che da ridire nella sua opera più celebre "L'Orlando Furioso" e precisamente, attraverso una metafora condannava l'uso delle artiglierie in quanto contrarie allo spirito cavalleresco, dato che, erano in grado di offrire un vantaggio militare che non aveva nulla a che vedere con il valore e la lealtà. Anche Santa Romana Chiesa ne fece una questione etica e morale, precisando che le armi da fuoco "erano molto omicide e spiacenti a Dio". Tuttavia rimane innegabile che la scoperta della polvere da sparo e del suo utilizzo per la creazione delle armi fu un cambiamento epocale che si ripercosse anche nelle nostre zone e cambiò da un punto di vista architettonico anche la struttura dei paesi, e se prima le mura che si ergevano adifesa dei borghi erano alte e sottili, ora con l'avvento delle armi da fuoco dovevano essere per forza ridisegnate, dato che non avrebbero retto l'urto delle palle da cannone. Si costruirono così mura più basse e larghe, rinforzate da terrapieni, per reggere il tiro delle artiglierie. Necessariamente si diede così addio anche al ruolo dell'arciere e delle unità corrazzate, difatti nessuna armatura era in grado di garantire la mobilità necessaria in battaglia e tanto meno la resistenza ai proiettili. Ad ogni modo c'è chi arrivò perspicacemente a capire che con queste nuove tecniche di guerra ci si poteva fare soldi a palate. Difatti a quel tempo le guerre erano all'ordine del giorno, basta prendere un qualsiasi testo di storia e rendersi conto che in Europa (e anche in Italia) abbiamo smesso di guerreggiare in maniera assidua solamente alla fine della seconda guerra mondiale. Fattostà che fra i primi a comprendere questo fu Giovanni Turignoli da Barga, detto "Zappetta". Lo Zappetta si trasferì in quel di Gallicano dove aveva aperto un'attività per la lavorazione del metallo, quello che è certo che nella sua officina non produceva nè pentole, ne' attrezzi da lavoro, anzi, probabilmente li avrà anche fabbricati, visto il suo soprannome, quindi è più giusto dire che convertì la sua produzione in poderose armi da fuoco, tant'è che in un documento del 1382 (quindi pochi decenni dopo che la polvere da sparo prese campo) si evidenziava che il 23 agosto il Comune di Lucca stanziava a Giovanni Zappetta di Gallicano ben cento fiorini d'oro per "due bombarde
Bombarde |
Gallicano |
Nitrerie medievali |
Lo schioppo |
A margine di tutta questa storia rimane però un fatto singolare che oscurò la fama di guerrafondai di questa stirpe. Nell'anno 1399 nacque a Barga il nipote dello Zappetta, un certo Lodovico Turignoli che salirà alla ribalta della cronache come il Beato Michele da Barga. A 35 anni il sant'uomo abbandonò ricchezze e potere della famiglia e si dedicò ai poveri, ai bisognosi e agli sconfitti, diventando fra l'altro discepolo di Frà Ercolano che in quel tempo stava costruendo il convento di San Bernardino in Mologno. Bhe! Non rimane che dire... Dio vede e...provvede.
Bibliografia
- Camarlingo generale, n. 80, c. 88-89, 1370 maggio 13 e 23; n. 82, c. 229, 1378 luglio 28; n. 105, c. 143v, 1382 agosto 30; n. 106, c. 154v, 1383 aprile 22; n. 109, c. 158, 1395 giugno 16, ove è detto «da Barga, maestro di bombarde abitante in Gallicano» (in Concioni-Ferri-Ghilarducci, Arte e pittura cit., p. 147, 154, 158, 172).
- "La Sipe di Gallicano", Circolo Culturale Gilberto Tognotti, edito Garfagnana editrice, anno 2016
- "Descrizione storica della Garfagnana" di Raffaello Raffaelli del 1879