Erano una vera e propria goduria... i romani frequentavano le terme
rialzati (detti "ipocausti"), o si diramava attraverso un reticolo di tubi in terracotta ("i tubuli") nascosti lungo le pareti. Esistevano poi, come nell'argomento di cui ci interesseremo, impianti termali nati da sorgenti naturali di acque calde. In ogni suo dove Roma cercava sempre di individuare eventuali sorgenti naturali: nei villaggi, negli scali marittimi e perfino nelle vicinanze dei castra, così, forse, potrebbe essere avvenuta l'eventuale scoperta dei "Bagni di Torrite". I vecchi abitanti del paese di Torrite li hanno sempre chiamati così: "i bagni romani", quella zona posta tra il mulino del Campatello e la centrale Enel, dove da tempo immemore sgorgavano abbondanti acque calde. Cominciamo subito con il dire che la loro origine romana non è suffragata da nessun documento, esistono solamente alcune ipotesi che potrebbero lasciare qualche sospetto, ad esempio la loro ubicazione. Alcuni studiosi infatti vedono nel termalismo un'impulso alla viabilità, i romani nel costruire le loro strade tenevano (anche) conto di poter sfruttare eventuali sorgenti termali presenti nelle vicinanze, infatti la funzione dei "balneum" era quella di far riposare i viandanti in godevolissime vasche di acqua calda dopo le dure
fatiche del viaggio. Anche per questo motivo tali studiosi vedono un filo conduttore nelle sorgenti termali di Bagni di Lucca, Gallicano, Torrite e Pieve Fosciana, queste terme farebbero parte di un tracciato viario prestabilito e di un servizio nato sopratutto per
quei mercanti che provenivano dal nord Italia e che volevano raggiungere Lucca per i loro affari. Un'altra prova a favore dell'ipotetica genesi romana fu il rinvenimento da parte degli archeologi di quello che i romani chiamavano "opus signinum", ovverosia il cocciopesto, il materiale fu rinvenuto sulle pareti laterali di una grande vasca, anche questo rinvenimento però dava possibilità a svariate supposizioni e a nessuna sicurezza, dato che il cocciopesto fu usato anche in epoca più tarda. Allora visti tutti questi dubbi, a quale epoca risalirebbero queste benedette terme? Domenico Pacchi, esimio storico garfagnino così scriveva nel 1785:"Lontano da Castelnovo un miglio lungo il fiume Torrita è situato il Villaggio chiamato Torrite, o Torriti, che prende il nome dal fiume istesso. Dugento passi, o poco più distante da questo villaggio, alla riva del suddetto fiume si vedono i diroccati avanzi degli antichi Bagni. Benchè al dì d'oggi corra voce che siano stati fatti fabbricare dalla contessa Matilde, non v'è peraltro fondamento alcuno, su cui possa appoggiare simil credenza" e in effetti il Pacchi aveva ragione da vendere, neanche per Matilde di Canossa esiste la
certezza documentale che abbia dato mandato di edificazione e quindi nemmeno a lei possiamo dare il merito di questo. Comunque sia, a dimostrazione della loro importanza, furono molti gli studiosi che s'interessarono a questo sito e a conferma di questo anche lo scienziato Antonio Vallisneri scriveva in una lettera di queste terme e anche all'epoca (1707) parlava già di "antichissime terme". Fra l'altro pure lui denunciava il loro stato d'abbandono e se da una parte lodava "la diligenza degli antichi", dall'altra (visto il deprecabile sconquasso che gli si mostrava davanti) criticava "la negligenza dei moderni", lamentando poi che una vasca di quei bagni termali "di bella struttura" sarebbe stata piena di sassi"con degli avanzi di una casa caduta", mentre miserevolmente le acque termali"trapelando per altra via si univano a quelle del vicino fiume". L'altro bagno caldo era invece conservato in maniera accettabile, così scriveva ancora il Vallisneri, i suoi sedili di marmo erano ancora presenti, come era intatta la sua volta di mattoni. Nelle immediate vicinanze, sottolineava lo scienziato, scorrevano ancora da due rubinetti, due acquedotti, uno versava acqua caldissima e uno acqua limpida e freschissima.
Dei cadenti resti del bagno, nel 1600 ne parlò anche un' eminente
storico garfagnino, Sigismondo Bertacchi, che lanciò pesanti accuse e amare colpe ai confinanti fiorentini e lucchesi, la distruzione delle terme di Torrite fu causa loro, l'invidia fu il motivo trainante di tale misfatto: "Vi sono le vestigie d’un bagno d’acqua calda, che per memorie di vecchi era tenuto celebre, che si dice, che per l’invidia fosse guasto da’ Fiorentini, o Lucchesi, quando presero la Garfagnana, perché gli levava tutto il concorso dalli loro", niente però fu mai provato.
Visto allora tutto questo disfacimento, come potrebbe essere stata la loro struttura e composizione? Partiamo parlando delle acque. A quanto pare quest'acqua raggiungeva i 34 gradi e in realtà le sorgenti sarebbero state ben tre: due calde e una fredda, così come tre sarebbero state le stanze, divise per reparti, con distinzione fra uomini e donne.
Rimane il fatto, tanto per dare dati finalmente certi, che il primo documento che parla dei bagni di Torrite è un atto notarile datato 1525. Fra gli altri dati sicuri ci fu pure la visita del Duca d'Este Alfonso II, era il 1580 e così l'accademico Vandelli ci
raccontava:"...dove rilevò le qualità delle acque termali di Turrita, e trasferitovisi in persona vi riconobbe i cisternini, ed i vestigj d’antiche non meno, che vaghe fabbriche; e quantunque con animo generoso vi spendesse molte migliaja di scudi per ristabilire, ed assicurare i bagni dalla mescolanza delle acque della Turrita...". Il duca generosamente donò migliaia di scudi per ristrutturare e restaurare i bagni e dargli quindi nuova linfa.
Quello che fece il duca probabilmente più nessuno lo fece, un colpo di grazia mortale alle già presenti rovine lo dette il terremoto del 1747, che portò tutto allo sfacelo totale. In tempi moderni le terme si resero nuovamente utili, ma non per fare refrigeranti bagni, stavolta furono usate durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo. Poco dopo, nell'immediato dopoguerra, Enel iniziò i lavori sotterranei per realizzare la nuova centrale... la sorgente delle acque termali sparì così per sempre...
Bibliografia:
per lavarsi e per rilassarsi, queste furono un vero e proprio centro di socializzazione, di divertimento e anche di sviluppo di attività. Il loro incremento ci fu verso il II secolo a.C e con il passar dei tempi diventò uno dei principali luoghi di ritrovo, dal momento che la loro entrata era libera e potevano essere frequentate da persone di qualsiasi ceto sociale. I "balneum" pubblici furono talmente amati che gli imperatori che si succedevano facevano a gara a superare i propri predecessori nel costruire terme più grandi e più belle. Tanto per rendere chiara l'idea, all'interno di esse si potevano trovare centri sportivi, piccoli teatri, locande, ristoranti e saloni per feste, insomma una struttura antesignana delle attuali e modernissime Spa. Anche la tanto rinomata ingegneria romana qui trovava la sua esaltazione, difatti le acque venivano scaldate da un'ingegnoso impianto idraulico, giacchè il calore veniva prodotto nel "praefornium", un forno dal quale l'aria calda si diffondeva nelle camere d'aria lasciate sotto i pavimenti
rialzati (detti "ipocausti"), o si diramava attraverso un reticolo di tubi in terracotta ("i tubuli") nascosti lungo le pareti. Esistevano poi, come nell'argomento di cui ci interesseremo, impianti termali nati da sorgenti naturali di acque calde. In ogni suo dove Roma cercava sempre di individuare eventuali sorgenti naturali: nei villaggi, negli scali marittimi e perfino nelle vicinanze dei castra, così, forse, potrebbe essere avvenuta l'eventuale scoperta dei "Bagni di Torrite". I vecchi abitanti del paese di Torrite li hanno sempre chiamati così: "i bagni romani", quella zona posta tra il mulino del Campatello e la centrale Enel, dove da tempo immemore sgorgavano abbondanti acque calde. Cominciamo subito con il dire che la loro origine romana non è suffragata da nessun documento, esistono solamente alcune ipotesi che potrebbero lasciare qualche sospetto, ad esempio la loro ubicazione. Alcuni studiosi infatti vedono nel termalismo un'impulso alla viabilità, i romani nel costruire le loro strade tenevano (anche) conto di poter sfruttare eventuali sorgenti termali presenti nelle vicinanze, infatti la funzione dei "balneum" era quella di far riposare i viandanti in godevolissime vasche di acqua calda dopo le dure
fatiche del viaggio. Anche per questo motivo tali studiosi vedono un filo conduttore nelle sorgenti termali di Bagni di Lucca, Gallicano, Torrite e Pieve Fosciana, queste terme farebbero parte di un tracciato viario prestabilito e di un servizio nato sopratutto per
Torrite |
Matilde di Canossa |
Dei cadenti resti del bagno, nel 1600 ne parlò anche un' eminente
bagni romani di Bormio |
Visto allora tutto questo disfacimento, come potrebbe essere stata la loro struttura e composizione? Partiamo parlando delle acque. A quanto pare quest'acqua raggiungeva i 34 gradi e in realtà le sorgenti sarebbero state ben tre: due calde e una fredda, così come tre sarebbero state le stanze, divise per reparti, con distinzione fra uomini e donne.
Rimane il fatto, tanto per dare dati finalmente certi, che il primo documento che parla dei bagni di Torrite è un atto notarile datato 1525. Fra gli altri dati sicuri ci fu pure la visita del Duca d'Este Alfonso II, era il 1580 e così l'accademico Vandelli ci
Alfonso II d'Este |
Quello che fece il duca probabilmente più nessuno lo fece, un colpo di grazia mortale alle già presenti rovine lo dette il terremoto del 1747, che portò tutto allo sfacelo totale. In tempi moderni le terme si resero nuovamente utili, ma non per fare refrigeranti bagni, stavolta furono usate durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo. Poco dopo, nell'immediato dopoguerra, Enel iniziò i lavori sotterranei per realizzare la nuova centrale... la sorgente delle acque termali sparì così per sempre...
Bibliografia:
- "Descrizione Istorica della provincia di Garfagnana" Sigismodo Bertacchi, a cura del Centro studio Carfaniana Antiqua Lucca 1973
- Domenico Vandelli 1724 "Carta del modenese"
- Domenico Pacchi "Ricerche istoriche sulla provincia della Garfagnana" 1785
- "Le origine dei bagni di Torrite" di Andrea Giannasi, "Lo Schermo" giugno 2013