Questa infinita crisi economica ha attanagliato ogni speranza sul
futuro: non si fanno più figli, non si costruiscono più case, non si acquistano più auto e per questo (nonostante qualche lieve ripresa) viviamo in uno stato di incertezza assoluto. Spesso discutendo con amici e conoscenti si è parlato di quale poteva essere la miglior soluzione per uscire da una recessione quasi ormai cronica e la risposta più frequente, più sbalorditiva e sconcertante è stata: la guerra. La guerra da molti (o da alcuni, non lo so) è vista come la panacea di tutti i mali e come un avversità necessaria per la ripresa economica mondiale, ma forse non ci rendiamo bene conto di ciò che diciamo. Le perdite umane e infrastrutturali non sono mai proporzionate ai guadagni e tra le altre cose i danni civili sono spesso più alti di quelli militari, questo vale per le guerre passate e per quelle attuali e future. C'è forse qualcuno di noi che è disposto a perdere un suo caro o la sua casa in nome di una eventuale ripresa economica? Credo proprio di no...L'articolo in questione vuole aprire un po' gli occhi su questa strampalata teoria e far capire bene, dati alla mano su dove possa arrivare il potenziale distruttivo dell'uomo e non crediamo di vivere in un angolo di mondo particolare e ovattato, la Garfagnana durante la seconda guerra mondiale fu colpita in maniera inesorabile, metteremo quindi anche il dito sui danni che subimmo a quel tempo, ma partiamo dai dati generali parlando di quello che fu l'ultimo conflitto mondiale in fatto di distruzioni perpetrate a cose e persone. In Italia la quasi totalità dei bombardamenti fu operata da parte degli alleati (inglesi ed americani quindi), mentre una piccola parte fu compiuta dai tedeschi. Nella seconda fase del conflitto i danni materiali
prodotti dalle razzie, dalle ruberie e dalla occupazione delle case pubbliche e private sono state compiute dalle truppe naziste ai danni della popolazione civile inerme. Tutto il Paese da nord a sud soffrì di questa situazione e i numeri in tal senso parlano chiaro: -29% della produzione industriale nazionale (nonostante lo sforzo bellico), - 63% il calo della produzione agricola, il 40% delle linee ferroviarie distrutte, diciamo poi che è difficile quantificare nello specifico le distruzioni subite dai privati, un calcolo più preciso può essere fatto sul patrimonio artistico-culturale, non tralasciando però le vittime civili dei bombardamenti che si aggiravano nel nostro Paese intorno alle centocinquantamila unità. Passando ancora alle cifre le città che subirono più danni a livello del patrimonio storico- culturale furono nell'ordine: Napoli, Milano, Torino, Genova, Palermo, Foggia, Roma e Messina. Invece parlando in termini di percentuale le peggiori distruzioni alle costruzioni private e pubbliche le hanno subite le città di Rimini distrutta per l'80% delle sue abitazioni, poi Livorno (80%),
Foggia(80%), Civitavecchia (80%), Cagliari (70-80%), La Spezia (70-75%)e ancora a decrescere altre città come Reggio Calabria, Messina, Ancona...altre cittadine più piccole come Recco, Cassino e Paternò furono distrutte nella sua totalità, invece le prime tre città che subirono più vittime furono: Napoli (20-25 mila), Foggia (20 mila) e Roma (7 mila), tutto questo portò nei cinque anni di bombardamenti incessanti al fenomeno dello "sfollamento"; le popolazioni erano rimaste senza casa, sconvolte dalla paura non trovarono di meglio che fuggire dalle loro città e paesi cercando rifugi più sicuri altrove. Un numero elevato di persone (quasi due milioni), lasciò allora le proprie case (o quello che rimaneva)per salvarsi da probabile morte. In tutto questo computo non c'è calcolato però tutto il resto d'Italia: le cittadine, i piccoli paesi e le sperdute zone montane, ed
anche la Garfagnana non è compresa in tutto questo rendiconto. Un grosso lavoro in tal senso per recuperare dati e notizie lo si deve al professor Oscar Guidi che è riuscito negli anni a rendere un quadro ben chiaro di quello che furono le distruzioni materiali e non nella nostra Valle. C'è subito da dire che da un punto di vista prettamente violento la guerra combattuta in Garfagnana non fu sicuramente fra le più cruente, diverso il discorso se guardiamo gli effetti di questo sulla gente e le infrastrutture, per rendere bene l'idea cerchiamo di dare un quadro delle conseguenze delle azioni belliche sulle case, sulle strade e sui ponti ed anche (purtroppo)sulle persone decedute. I bombardamenti sulla valle cominciarono nel maggio 1944, quando gli aerei americani mitragliavano i treni che transitavano sulla linea Lucca- Aulla, a Fornaci di Barga ad esempio dopo una di queste incursioni perse la vita un uomo di Castelnuovo e anche alla stazione di Poggio- Villetta e Pontecosi stessa fine subirono altre persone. Il triste primato di primo paese garfagnino bombardato
toccò a Piazza al Serchio, il 29 giugno un attacco aereo causava la distruzione di diverse case e di una chiesa, i morti furono circa una quindicina e i feriti cinquanta. Il 2 luglio fu il turno di Castelnuovo Garfagnana e della sua stazione ferroviaria, qui persero la vita tre bambini ed un ragazzo di diciassette anni, a quanto pare queste operazioni miravano (su indicazione dei partigiani) a far esplodere depositi di munizioni e carburante nemico, fu poi il turno dei passi appenninici, così fu preso di mira il Passo delle Radici, ma il peggio si ebbe quando si attestò il fronte in tutta la valle, oltre ai bombardamenti entrò in campo anche l'artiglieria pesante. A farne le spese più di tutti fu proprio Castelnuovo che fu quasi rasa al suolo, la posizione strategica del paese la portò più e più volte ad essere martirizzata dalle bombe, le sue distruzioni furono immani tanto da assurgere a simbolo di devastazione e di rovina, cosi il 15 febbraio 1945 nei pressi della cittadina in località Novicchia in un rifugio antiaereo trovarono la morte 30 persone, nei mesi precedenti (nel novembre
'44)Sassi pagò il suo tributo lasciando sul campo undici bambine e quattro suore, tutti sfollati da Pisa, poi nel dicembre del solito anno fu colpito Gallicano, qui le vittime furono ventidue ed ancora la lista si allunga con San Romano, Villa Collemandina e Pieve Fosciana. Ai danni provocati dai bombardamenti alleati si aggiunsero quelli dei tedeschi che battendo in ritirata facevano saltare in aria qualsiasi infrastruttura di collegamento: gallerie ferroviarie, ponti e strade. A fronte di tutto questo cominciava la tragedia dei "senza tetto", centinaia trovarono rifugio presso il Centro Profughi di Lucca. La situazione era veramente critica, a Molazzana risultavano distrutte 150 case e 5 ponti, i "senza tetto" erano circa 1250(compresi gli sfollati di altre zone), a Fosciandora il problema maggiore(oltre alle case devastate) lo creava la
distruzione del Ponte di Ceserana, collegamento fondamentale con la strada provinciale (oggi regionale), anche Pieve Fosciana lamentava devastazioni: i ponti di Pontardeto e di Pontecosi erano stati fatti saltare in aria e qui i senza casa erano circa un migliaio, a Castiglione 37 erano le case inagibili e 500 i "senza tetto", in più i vari ponti e ponticelli che portavano al Passo delle Radici erano inutilizzabili, nel comune di San Romano il bellissimo ponte ferroviario della Villetta non fu risparmiato così come i caselli dei pastori di Campocatino subirono danni. L'elenco sarebbe ancora lungo e vi rimando al libro "Dal Fascismo alla Resistenza. La Garfagnana tra le due guerre mondiali" di Oscar Guidi per aver maggiori dettagli, fattostà che la quasi totalità dei nostri paesi ebbe distruzioni ingenti a beni pubblici e privati, in pratica tutto il sistema viario stradale e ferroviario aveva subito danni rilevantissimi, a tutto questo con gli anni successivi alla fine del conflitto si andò ad aggiungere il problema dei campi minati e degli
ordigni abbandonati degli eserciti in lotta, per questa ragione i morti e i mutilati(sopratutto bambini)continuarono ancora in tempo di pace. Ma tutti questi danni chi le pago? Come faceva una nazione ridotta allo stremo come la nostra Italia a riparare tutto questo? A risolvere i nostri problemi ci pensò lo "Zio Sam", uno zio d'America, o per meglio capirsi gli Stati Uniti d'America in persona, attraverso un piano di ripresa europea ("European Ricovery Program") meglio conosciuto a tutti come "Piano Marshall" dal nome del suo principale fautore il segretario di stato statunitense George Marshall, che durante un discorso all'Università di Harvard invitò i paesi europei a presentare un programma di ricostruzione economica che gli stessi Stati Uniti si impegnavano a finanziare. Anche l'Italia usufrui di questi finanziamenti, il danno globale della guerra calcolato in tutti i suoi ambiti si aggirava intorno ai 3.200 miliardi di lire ( equivalente a quasi 1 miliardo e settecentomila euro...), dagli Stati Uniti arrivarono ben 1500 milioni di dollari (cifra in parte data in prestito e in una buona percentuale elargita a fondo perduto) destinati alla ricostruzione delle linee ferroviarie, strade, ponti, acquedotti, fognature, case, industrie e aziende agricole. Il Piano Marshall diventò operativo il 3 aprile 1948, ma solo dopo pochi giorni rischiò subito la sospensione, eravamo infatti in prossimità delle
elezioni politiche italiane e il pericolo comunista era tangibile, gli americani furono chiari fin da subito, qualora il nostro Paese avesse eletto un governo comunista gli aiuti sarebbero stati interrotti in maniera definitiva, per scongiurare la minaccia scese in campo Papa Pio XII che paventò lo spettro "dello stomaco vuoto e l'anima dannata" e insieme a lui gli stessi Stati Uniti che appoggiarono senza se e senza ma la Democrazia Cristiana che quel fatidico 18 aprile 1948 con il 48,5% dei voti ottenne una schiacciante vittoria. Le sovvenzioni quindi ripresero e i primi aiuti che arrivarono a Milano furono dei camion di farina, benedetti personalmente dal cardinal Schuster che li definì prontamente "una grazia di Dio", ma l'autista del camion immediatamente lo corresse:-No Eminenza, mi scusi, casomai è grazia degli americani...-.
Bibliografia:
Castelnuovo Garfagnana bombardata (foto di Vladimiro Bertoi su gentile concessione di Nicola Simonetti) |
Propaganda italiana sui bombardamenti americani |
Alcune vittime dei bombardamenti su Roma (foto tratta da "L'Unità) |
Thunderbolt americani pronti a bombardare anche la Garfagnana |
Gallicano distrutta |
Barga devastata |
Il ponte di Ceserana in fase di ricostruzione (foto di Vladimiro Bertoi su gentile concessione di Nicola Simonetti) |
Il Ponte ferroviario della Villetta distrutto |
Il Piano Marshall |
Bibliografia:
- "Missione Americana ERP in Italia- Uffico stampa- Divisione informazione- giugno 1951
- "Dal fascismo alla resistenza.La Garfagnana fra le due guerre mondiali" di Oscar Guidi-Banca dell'identità e della memoria. Anno 2004
- "I danni materiali e la conseguenza della guerra" www.icar.beniculturali.it