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La mirabolante vita del Beato Ercolano in Garfagnana: miracoli, pacificazioni e leggende

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Predicazioni nel 1400
Diciamocelo chiaramente il mondo è stato e sarà sempre un mondo fatto da molta cattiveria, dove il più forte mangia il più piccolo, dove i mali che affliggono il nostro pianete da millenni sono sempre i soliti: carestie, povertà e guerre. Niente è cambiato, sicuramente la situazione è migliorata (forse...) con l'andare dei secoli, ma queste caratteristiche principali esistono sempre e sempre esisteranno. Infatti non era un mondo migliore (tutt'altro) quello dove nacque la voglia e la volontà di predicare la parola del Signore dei frati francescani e domenicani in giro per l'Italia. Siamo nel XV secolo e il quadro generale della situazione del mondo allora conosciuto era un vero e proprio disastro. L'Europa fatta di nazioni cristiane era molto spesso divisa. Re cristiani che non facevano altro che organizzare guerre per difendersi da altri Re cristiani per estendere il loro potere economico e bestemmia suprema, alcuni dicevano di agire nel nome di Dio. Anche la nostra "Italietta" era divisa: stati contro altri stati, città contro città. Dentro la Chiesa Cattolica poi regnava il caos assoluto, era il secolo del grande scisma, dei Papi a Roma e degli anti papi ad Avignone, per non parlare poi degli scandali all'interno di essa, con un clero non all'altezza del suo sacro compito. Proprio in questo grande "carrozzone" in quei decenni si sviluppò un movimento di predicazione che aveva come compito il risveglio spirituale ed ecclesiale attraverso il contatto diretto con la gente. Si andava quindi di città in città, di paese in paese e si predicava contro lo strozzinaggio, il lusso, contro la corruzione ed il gioco d'azzardo, inoltre contro lo sfruttamento e la perversione sessuale. In prima linea in questa predicazione erano gli ordini mendicanti dei domenicani e dei francescani. Questi organizzavano gruppi ambulanti di missionari, muniti di autorizzazione papale, mandati e  chiamati talvolta anche dai governanti locali che speravano con questa operazione in un ritorno positivo di immagine. Anche la Garfagnana ebbe i suoi predicatori e fra questi spiccava su tutti (in quel periodo) la figura del francescano Ercolano da Piegaro. Il beato
Il beato Ercolano
particolare di un dipinto di Azzi
del 1638
Ercolano lasciò un segno indelebile nella nostra valle, a lui si debbono fatti straordinari e pacificazioni che lo hanno portato ancora oggi ad essere venerato ed osannato dai fedeli. La sua vita vide luce appunto a Piegaro, un paesino in provincia di Perugia sui confini toscani intorno al 1390. Insieme al suo amico Alberto da Sarteano decise così in gioventù di entrare nell'ordine di San Francesco. Con il tempo insieme al beato Alberto passò dai frati conventuali (per intendersi quelli che sono sono nella basilica di Assisi) ai francescani osservanti, che sotto la guida di San Bernardino da Siena proponevano il ritorno ad antiche e rigide regole. Fu così che si incamminò per l'alta Toscana fino a raggiungere Lucca, quando nel duomo della città stava predicando la Quaresima, successe l'imponderabile. I fiorentini assalirono la città e la misero sotto assedio. I giorni passavano e Lucca ormai era allo stremo della sua resistenza, stretta inesorabilmente dai morsi della fame, fu a questo punto che il buon frate vista l'emergenza non esitò a dare il suo aiuto alla città delle mura. Si incamminò nelle campagne e riuscì a rimediare ed a introdurre oltre le mura, grano ed animali da carne, ma non solo, predisse l'imminente ritiro delle truppe fiorentine, cosa che puntualmente si verificò. Frà Ercolano divenne con questo episodio una figura intoccabile e in compenso i lucchesi gli donarono il convento di Pozzuolo. Ma non era qui nella piana lucchese dove sentiva di svolgere a pieno la sua missione, lui amava i poveri e con i poveri voleva stare e la Garfagnana a quel tempo faceva il caso suo.Arrivò così nella nostra valle nel 1414 e incoraggiato dall'amico Papa Eugenio IV fondò due conventi , uno nei pressi di Barga e uno a Pieve Fosciana. In uno di questi colli posti sopra le rive del Serchio venne a pregare. Le cronache riportano che le sue predicazioni preferite con le quali strappava lacrime alle folle riguardavano la Passione di Cristo e fu proprio su uno di questi colli dove arringava la gente che fondò il suo primo convento, proprio nei pressi del paese di Mologno (dove adesso sorge l'attuale chiesa di San Bernardino). Fu però
San Bernardino (Mologno)
costretto ben presto a fuggire da quel luogo malsano, vicino al fiume Serchio, il pericolo di malaria era tangibile e si trasferì a Barga nell'odierna chiesa di San Francesco (dove sorge l'ospedale).

A Pieve Fosciana decise invece di stabilire la sua base. La popolazione donò al fraticello un terreno dove sorse il suo secondo convento e lo storico Sigismondo Bertacchi nella sua "Descritione Historica della Provincia della Garfagnana" (XVII Secolo)così scriveva:"Si dice che il convento dei Frati dell'Osservanza di San Francesco fu fondato dal Beato Ercolano, nel 1435. Lo voleva erigere vicino a Castelnuovo, ma la comunità alla quale si era rivoltò glielo negò, allora ricorse agli uomini della Pieve Fosciana che glielo concessero. In cambio lui promise loro che non avrebbero mai avuto nè peste nè tempesta nel loro territorio. Infatti questo fu vero. Dove si mise a costruire il convento non c'era acqua. Il beato Ercolano prese la zappa e dette quattro zappate da una parte dove scaturì una sorgente...". Qui insieme al suo discepolo Jacopo da Pavia iniziò a costruire questo modesto conventino (- satis humilem et pauperem- assai umile e povero) che divenne metà di pellegrini e viandanti da ogni dove. Ma come detto erano tempi di guerre e di
Ex convento San Francesco Pieve Fosciana
(foto tratta dal blog Giro-Vagando)
lotte interne e la Garfagnana grazie all'intervento di Frà Ercolano riuscì a risparmiare molte vite. La parola di Ercolano era molto ascoltata anche dai potenti locali e diverse volte molte guerre interne alla nostra valle furono scongiurate per un suo intervento. La sua popolarità fra la gente povera aumentava a dismisura proprio grazie a queste guerre evitate, la gente lo adorava tanto che l'antico cronista dell'epoca tale Romano da Firenze (teologo e storico francescano) riferisce (fra altre cose) di questo umilissimo uomo che andava in giro per le strade della Valle del Serchio con il saio rattoppato e che da tutti era conosciuto come il "Padre Santo". Nel 1439,l'amico Papa Eugenio IV lo inviò però in Egitto ed in Terra Santa con una missione francescana che aveva il compito di promuovere l'unione con i cristiani orientali. Rientrò nel 1441 e di li a poco si ricorda forse la sua più spettacolare predicazione, quando a Pieve Fosciana si caricò di una croce pesantissima e seguito da tutto il popolo si inerpicò per San Pellegrino in Alpe. Ma ormai le fatiche e i lunghi pellegrinaggi avevano minato la salute di Frà Ercolano e nel 1451 (presumibilmente il 28 maggio) circondato da fama di grande santità morì. Nel 1456 fu sepolto nella chiesa del suo convento, ma quattro secoli dopo (1856)in seguito alla demolizione del convento
Processione per il Beato Ercolano
a Pieve Fosciana 1921
(foto archivio Silvio Fioravanti)
originale, le sue reliquie furono poste nella chiesa della Pieve. Nel 1860 Papa Pio IX ne riconobbe il culto pubblico di un uomo fra i più venerati di tutta la Garfagnana.

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